“«Zúqiú». Come si pronunci in cinese, non è semplicissimo da spiegare qui. Capire come si pronunci con accento milanese è la tredicesima fatica di Ercole, ma questo conta il giusto. L’importante è capire che la parolina, in cinese, indica il gioco del calcio e potrebbe tornare presto d’attualità. Inter e Milan vivono curiosamente un destino comune: sono sotto osservazione del mercato cinese. Le ultime settimane hanno riportato, moltiplicato, precisato le voci su due possibili passaggi di proprietà. Thohir e Berlusconi potrebbero vendere e gli acquirenti sembrano arrivare da Pechino. Prima di capire a che punto sono le trattative, ha senso chiudere gli occhi e immaginare per trenta secondi il derby del 2020: due azionisti cinesi in tribuna, sponsor in idiogrammi sulle maglie, magari un ragazzo di Shanghai tra i giocatori a referto. A fine partita, festa ai «Giardini d’inverno», il palazzo extralusso pianificato da «China Investment» a due passi dalla Stazione Centrale. Sembra strano ma lo sport di questi tempi corre veloce: Totti è una riserva mal sopportata, Kobe Bryant un ex e il romanticismo fuori moda. Addio anni Novanta, e grazie per tutto. IL CONTESTO L’Italia è stata a lungo una nazione di secondo, terzo piano per gli investitori stranieri. La Bundesliga ha norme particolari – con la regola del «50% più uno», i club senza «statuti speciali» sono in mano ad associazioni di tifosi – e la Serie A non è mai stata considerata produttiva. La soluzione, fin troppo logica: tutti in Premier. Il Manchester United e il Liverpool hanno una proprietà americana, il Chelsea ovviamente parla russo. Poi il resto del mondo: il City obbliga a guardare negli Emirati Arabi, il Leicester è controllato da un gruppo thailandese, il Blackburn è indiano. I tempi potrebbero essere cambiati – i verbi tendono a essere al condizionale, si è capito che con la finanza applicata al calcio le certezze arrivano con calma – ma nei prossimi mesi la tendenza può arrivare all’Italia. Le esperienze di Thohir all’Inter e Pallotta alla Roma non sono incoraggianti: economicamente, tutto tranne che un successo. Le difficoltà di Milan e Inter però aprono nuovi scenari. I proprietari sono disponibili a cedere almeno parte delle quote, i due club di Milano hanno margini di crescita e la loro storia è senza prezzo. La valutazione di un miliardo di euro per il Milan, apparsa un anno fa e sembrata presto eccessiva, è tramontata. Su nuove cifre, un accordo non è impossibile. Su nuove cifre, anche l’Italia è esplorabile. INTER – LA SITUAZIONE Erick Thohir in autunno si è rivolto a Goldman Sachs, una banca d’affari, dando un mandato ampio. Così ampio che non escluderebbe la possibilità di trovare un socio a cui cedere la maggioranza dell’Inter. Difficile infatti che un imprenditore accetti di investire senza possedere più del 50% delle quote: subirebbe le decisioni dell’azionista di maggioranza. Possibile invece che un interlocutore diventi partner commerciale, poi socio di minoranza, infine proprietario del club. Thohir e Moratti hanno smentito a vari livelli, ma in queste storie la realtà ha sempre una maschera. Il nome da studiare allora è «Suning Commerce Group», colosso cinese nel mercato dei prodotti elettronici che controlla lo Jiangsu di Nanchino. Già sentito? È la squadra che nel mercato invernale ha comprato Ramires, Jô e Alex Teixeira. Tris brasiliano. INTER – L’ACQUIRENTE Prima precisazione: il Suning Commerce Group non è l’unico acquirente interessato. Moratti punterebbe su Wang Jing, uomo di peso nella «China Railways Construction», colosso a partecipazione statale vicino ad acquisire il 15% dell’Inter nel 2013. Marco Tronchetti Provera, a.d. di Pirelli, penserebbe a «Chem China», società del settore chimico. Prime cifre: il SCG potrebbe acquisire il 20% del club per una cifra tra i 60 e i 90 milioni di euro, passo iniziale di una crescita all’interno dell’Inter. Complicato capire se si possa arrivare alla maggioranza, complicato dare indicazioni sui tempi della trattativa. Di sicuro, entro l’autunno l’Inter avrà bisogno di un aumento di capitale di almeno 50 milioni. Di sicuro, la mancata qualificazione alla Champions sarebbe un problema. Di sicuro, il 15 novembre Massimo Moratti potrà cedere a una cifra prefissata il 29,5% in suo possesso. Thohir in quel caso sarebbe costretto a un nuovo investimento, non propriamente il suo massimo desiderio. Per questo spera di trovare un partner prima di quella data. MILAN Bee Taechaubol è un uomo del passato. Tra un mese e mezzo si arriverà all’ultima deadline per la chiusura della trattativa, ma i tifosi del Milan hanno accelerato i tempi: per molti di loro, Mr. Bee è già dimenticato. Aprile però ha portato novità dalla Cina e siamo al doppio attacco, Inter più Milan: sembra di vederlo, il Dragone sopra il Duomo. Un investitore cinese con advisor americano (Sal Galatioto, di cui leggete a fianco) ha stretto i contatti avviati un anno fa con Berlusconi. Si parla dell’acquisto della maggioranza del club per una cifra di 600-700 milioni. Differenza principale rispetto alla trattativa con Mr. Bee: Berlusconi non tratterebbe con un broker, a sua volta impegnato a raccogliere un gruppo di investitori asiatici, ma con una cordata definita, dai capitali certi. Per questo l’evoluzione dell’affare potrebbe essere più rapida. La firma di un preliminare d’esclusiva potrebbe arrivare presto, poi seguirebbero l’analisi dei conti e le ovvie valutazioni di opportunità. Berlusconi è legato al suo Milan ma sa che il club ha 250 milioni di debiti, la Juve è lontana e l’amata Champions su un altro pianeta. Un proprietario asiatico di alto profilo avrebbe un’altra marcia, un’altra potenza economica per investire nella risalita. In fretta, come nello stile della Cina, una nazione che punta ad avere 50 milioni di praticanti entro il 2020 e magari il Mondiale in casa nel 2026. Se siete tifosi futuristici, sembra l’affare perfetto: tutto di corsa, tutto per tornare in fretta alla finale di Champions. Se invece queste storie di conti non vi piacciono, rimpiangete Mou&Ancelotti e ragionate in ere geologiche, guardatela così. La Cina e la Lombardia 240 milioni di anni fa erano parte di un unico mare, da Milano a Xingyi. Un mare di debiti le riunirà”. Questo quanto si legge sull’edizione odierna de “La Gazzetta dello Sport”.