Negli ultimi giorni, per via del Coronavirus, si è paventata l’ipotesi di far disputare Juventus-Inter a porte chiuse, ma questa ipotesi potrebbe essere scongiurata. La Presidenza del Consiglio dei Ministri martedì ha approvato il decreto, ma su questo continuano ad esserci delle interpretazioni. La Prefettura di Torino non ha diramato una prescrizione ufficiale, la Lega di Serie A non ha diffuso un comunicato sulle partite con l’obbligo di stadi vuoti (la Lega di B invece sì), per la Regione Piemonte vale l’ordinanza firmata con il Ministro della Salute che parlava di scadenza del provvedimento di sospensione delle «manifestazioni aperte al pubblico» per sabato 29 febbraio, escludendo quindi la sfida scudetto dal divieto. Ordinanza che però potrebbe essere aggiornata sulla base del DPCM. Potrebbe, appunto. Il governatore del Piemonte, Alberto Cirio, ha detto di«ritenere che ci siano finalmente le condizioni per chiedere al Governo un graduale ritorno alla normalità». Nello stesso comunicato si fa riferimento alla data del 29 febbraio e si annuncia un vertice per oggi, 27 febbraio, con i sindaci dei comuni capoluogo, prefetti e presidenti di province per «confrontarsi sull’opportunità di sospendere o rimodulare le misure per il contenimento del coronavirus in Piemonte».
Intanto la prevendita per il big match non si è interrotta, ma in alcuni punti vendita i sostenitori hanno ricevuto come risposta «L’acquisto è bloccato». Sulla gara si incrociano due stati d’animo. Uno vorrebbe la gara a porte aperte per dare un segnale di ripartenza, l’altro vorrebbe far giocare la gara a porte chiuse per evitare i contagi. A proposito di gara a porte chiuse e trasmissione in chiaro si è anche espresso Giovanni Malagò: «Sono favorevole -ha detto il presidente del Coni- per un fatto simbolico e per compensare quella che di fatto è una mancanza di appeal». Tutto ruota, scrive l’edizione odierna de “La Gazzetta dello Sport”, intorno al DPCM e alle sue svariate interpretazioni. La versione ufficiosa, in merito alle manifestazioni sportive, non prevedeva una data di interruzione del provvedimento.