Gazzetta dello Sport: “Serie A, il caso: «Tuo nonno parla arabo…». Perin insulta i tifosi, è caos. Il portiere replica alle provocazioni dei «rivali» del Frosinone inneggiando a stupri di guerra in Ciociaria: poi le scuse”
“C’è una linea di confine dalla quale non si torna: Mattia Perin l’ha superata ieri, con un’uscita spericolata oltre la linea di gesso del buon gusto. Un clamoroso autogol. E le corse in auto e i ritiri di patente stavolta non c’entrano. Forse annoiato dall’inattività, causa infortunio al ginocchio, il portiere del Genoa – proprio colui che ha letto il giuramento all’ultimo Torneo di Viareggio – ha giocato un’assurda partita sui social network con scuse pubbliche finali, rispondendo con un post alle provocazioni dei tifosi del Frosinone, lui orgoglioso abitante di Latina: due città del Basso Lazio divise da antica rivalità. L’estremo, un po’ troppo in quest’occasione, ha lasciato scorrere su Instagram frasi shock – in stile «Boia chi molla» di buffoniana memoria –, inneggiando ad una ferita storica, una delle pagine più scure d’Italia: «A Vallecorsa cambiò la storia, tuo nonno parla arabo…il mio fondò Littoria!», in risposta ad un tifoso ciociaro avvelenato. Apriti cielo. Un’alluvione di commenti e insulti. Fino al ravvedimento in serata del giocatore. RISSA SOCIAL Perin ha agito d’impulso. È già successo che i tifosi del Frosinone lo abbiano apostrofato per le sue origini pontine, l’ultima volta in FrosinoneGenoa al Matusa, insultandogli la madre. È già successo pure che il portiere abbia risposto a tono al ritorno, al Ferraris, con un gesto volgare nei confronti dei tifosi giallazzurri. Ed è pure accaduto che l’ultimo striscione esposto al Comunale da un tifoso rivale non ammettesse repliche per la sua stupidità: «Perin ancora poche ore… Dopo il ginocchio, il cuore». Ed invece la replica della replica del giocatore c’è stata e si è rivelata un boomerang. Un’escalation. Prima gli sfottò intrisi di fanciullezza, a tu per tu coi tifosi frusinati, dopo l’infortunio. Esempi: «Buongiorno MaLAttia», «Vieni a dirmelo in faccia…», «Ma fate Stato a parte?». Poi la stoccata: «Suonamelo ancora Bomber… che sinfonia quest’oggi», riferito al violino mimato da Gilardino dopo il gol che ha steso i ciociari nell’ultimo scontro diretto per la salvezza, prima della degenerazione e delle due frasi poi rimosse in fretta. DRAMMA Il post del portiere rievoca purtroppo le «marocchinate» avvenute nel corso della Seconda Guerra mondiale (maggio 1944): centinaia di donne ciociare violentate, mutilate e uccise dai goumier, soldati marocchini inquadrati nel Corpo di spedizione francese in Italia. Una piaga dolorosa mai guarita, per il territorio e per l’Italia. Un evento storico di tale drammaticità da indurre lo scrittore Alberto Moravia a scriverne un libro, «La Ciociara», e nel 1960 Vittorio De Sica a farne di quel libro un film, «La Ciociara» appunto, con Sofia Loren premiata con l’Oscar per l’intensa interpretazione. Frasi che hanno scatenato l’ira funesta dei tifosi del Frosinone, sfociata in altri insulti di inaudita violenza ed esplicite minacce. FASCISMO E SCUSE Sconcertata dagli inciampi sulla storia di Perin, la senatrice frusinate del Pd Maria Spilabotte ha chiesto agli organi competenti una punizione esemplare per il portiere, «perché quella delle “Marocchinate” è una ferita che rimarrà aperta per sempre. È come ironizzare sulla Shoah o sulle Foibe, e poi perché nella sua seconda frase c’è un forte riferimento di apologia al fascismo». In serata, il portiere ha chiesto scusa pubblicamente su Instagram «a tutte le persone che ho offeso con il mio commento totalmente fuori luogo e per il quale sono rammaricato». E adesso ci vorrebbe solo un libro di storia. Da leggere in silenzio”. Questo quanto si legge sull’edizione odierna de “La Gazzetta dello Sport”.