Gazzetta dello Sport, serie A: “Bestemmia con prova tv, Maran squalificato per un turno. Il giudice scrive: «Ingiuria chiara e indubitabile». Il tecnico del Chievo: «Non è vero, sono sereno» (VIDEO)
“Accogliere il gol della squadra avversaria con un sorriso non è richiesto dal regolamento, ma occhio alle imprecazioni: ci sono dei confini precisi e superarli può costare caro. In particolare, le bestemmie sono punite con la squalifica, sempre se il giudice sportivo riesce a dimostrarle con assoluta certezza grazie anche alla prova televisiva. E’ quello che è accaduto a Rolando Maran, allenatore del Chievo, fermato per una giornata proprio a causa di una espressione blasfema proferita dopo il pareggio laziale realizzato la scorsa domenica da De Vrij. MARAN NON CI STA Per motivare lo stop il giudice scrive nel comunicato che Maran ha «imprecato senza rivolgersi ad alcuno dei presenti. Veniva, tuttavia, chiaramente inquadrato dalle riprese televisive mentre proferiva espressione blasfema, individuabile dal labiale senza margini di ragionevole dubbio. Pertanto, tale comportamento deve essere comunque sanzionato ai sensi della normativa sulla prova televisiva». Storia chiusa? No, perché Maran non ci sta a passare per bestemmiatore e fa sapere: «Sono molto dispiaciuto e rammaricato per il fatto che una mia imprecazione sia stata scambiata per una espressione blasfema che sono certo di non aver detto. Proprio in virtù di ciò, sono altresì sereno e convinto che il ricorso fatto dalla società venga accolto in pieno». Il Chievo, infatti, conta di far annullare la squalifica: il caso sarà trattato in questa settimana e il tecnico saprà entro dopodomani se potrà sedersi in panchina nella trasferta di Udine (la gara si giocherà domenica alle 12.30). SEMPRE CHIEVO Qualunque sia l’esito della vicenda Maran, gli stop per bestemmie hanno fatto discutere fin da quando è stata introdotta la regola (nel 2010). E non ha aiutato a calmare gli animi la gestione dei provvedimenti: a ondate punitive sono seguite settimane di calma piatta, chiaro segnale della difficoltà da parte dell’accusa che non sempre riesce a dimostrare la colpa del giocatore (o allenatore) nel mirino. Per trovare le prime «vittime» bisogna risalire al marzo 2010. E guarda caso c’è ancora il Chievo di mezzo: fu Mimmo Di Carlo, tecnico dei gialloblù, a inaugurare in A il filone delle squalifiche da bestemmia dopo la partita vinta 21 contro il Cagliari. Non solo, in quella stessa sfida rischiò molto Michele Marcolini: dopo l’espulsione le telecamere lo inquadrarono proprio mentre si lasciava andare a qualche parola di troppo. In molti colsero nel suo labiale una espressione blasfema, ma il giudice lo assolse perché «proferiva apparentemente un’espressione gergale, in uso nel Triveneto ed in Lombardia, con becero riferimento a “Diaz” e non a Dio». Insomma, non c’era la certezza richiesta dal regolamento. PARADOSSO CAPUANO Sempre nel marzo 2010 andò in modo molto diverso in Serie B: puniti con un turno di stop Giuseppe Scurto della Triestina e Vincenzo Sicignano del Frosinone. Ancora più pesante la squalifica per Eziolino Capuano (noto per le sue colorate espressioni riservate anche ai suoi giocatori), allora sulla panchina del Potenza: due giornate, diventate tre a causa del ricorso giudicato «temerario» dal giudice. Ovviamente Maran (e il Chievo) si augura che il finale della sua storia sia molto diverso.”. Questo quanto si legge sull’edizione odierna de “La Gazzetta dello Sport”. Di seguito la clip con l’accaduto.