“Effetto Schelotto, immediato ed efficace. Poche e semplici mosse che certificano come l’allenatore argentino non sia venuto a Palermo per improvvisare. La voglia di dimostrare che è pronto per il calcio europeo lo anima dal momento in cui Zamparini lo ha chiamato per sostituire Ballardini. Il presidente, forse, stavolta ha avuto l’intuizione giusta. In sei giorni non si ricostruisce una squadra, ma si possono dare gli input per rimettersi sul binario giusto. E gli effetti si sono visti già con l’Udinese. Schelotto è arrivato dall’altra parte dell’oceano Atlantico con un ricco dossier sulle prestazioni della squadra. STUDIO Ha visionato una decina di partite dei rosanero, sia della gestione Iachini che di quella di Ballardini. Ha studiato giocatori e situazioni di gioco, poi le applicate al suo 4-3-3 fin dal primo giorno di allenamento. Insomma, non si è fatto trovare impreparato. Ha lavorato principalmente sulla testa e sulla personalità senza tralasciare schemi e movimenti. Poche parole, molto lavoro. Da argentino si è appoggiato a un altro argentino: Vazquez è stato il suo passepartout per entrare nelle dinamiche dello spogliatoio insieme agli altri veterani, come Maresca che ha svolto un ruolo importante in questo senso, anche in panchina domenica per tradurre le sue indicazioni verso Bosi, per via dei suoi lunghi trascorsi spagnoli. IMPATTO L’impatto di Schelotto ha catturato tutti, per la sua personalità e i metodi di lavoro. Il suo passato glorioso da giocatore del Boca Juniors trasuda dal suo sguardo. La «garra» ha avuto effetti contagiosi e la prestazione contro i friulani ne è la dimostrazione: gioco offensivo, verticalizzazioni, pressing. Sono questi gli aspetti caratterizzanti del nuovo corso. MOSSE Rispetto a Ballardini, si è visto meno possesso palla e sono tornati gli inserimenti delle mezzali. Hiljemark non attaccava l’area come domenica dai tempi di Iachini e gli effetti si sono visti (gol e assist per Quaison). In attacco la posizione di Vazquez è sembrata molto libera e non tanto vincolata a quella di esterno. Bisogna capire se sarà sempre così. Però è la scelta degli uomini offensivi che ha convinto: Gilardino terminale boa, cercato con insistenza e Quaison rullo compressore ai fianchi dell’avversario. Così come le scelte dell’undici iniziale, un buon compromesso tra i giovani che piacciono tanto al presidente e gli uomini un po’ più navigati. La mossa importante è stata aver tirato fuori Quaison dalla naftalina. Lo svedese era sparito dai titolari da troppe partite. Quello che era diventato un mistero, sembra tornato una certezza. A patto che la continuità diventi una costante”. Questo quanto scrive l’edizione odierna de “La Gazzetta dello Sport”.