Gazzetta dello Sport: “Samp a dieta di gol. L’aeroplanino è una garanzia, ma decollo è a singhiozzo”

L’edizione odierna de “La Gazzetta dello Sport” analizza il momento in casa Sampdoria, prossima avversaria del Palermo. Ecco come arriva la squadra di Montella al match contro i rosanero: “L’ unica certezza — non da poco, in verità — che accompagna i tifosi sampdoriani nel loro tribolato cammino in campionato, riguarda il comandante della nave blucerchiata. Difficile fare una scelta migliore di quella che ha portato Vincenzo Montella a raccogliere il testimone di Walter Zenga. Certo, un punto in quattro partite di campionato, con l’aggiunta (attenzione: non l’aggravante) dell’eliminazione in Coppa Italia, non rappresenta un risultato che possa farti stare allegro, specialmente se il baratro è tre punti più in basso. RAGGI X Serve tempo. Montella s’è messo alla guida di… un’auto che aveva dato il meglio di sé nella gara contro l’Inter, e poi ha iniziato una lenta, ma inesorabile flessione. Non dimentichiamo mai questa premessa. L’Aeroplanino ha provato da subito a trasmettere il suo credo calcistico, reparti a stretto contatto e gioco da verticalizzare sempre e rapidamente. Udine è stato un flop, contro il Milan la squadra è tornata a casa con le ossa rotte, la sfida con il Sassuolo in casa ha segnato il punto più basso di questo inizio di gestione dell’Aeroplanino, con un sussulto decisivo all’Olimpico contro la Lazio (pari in extremis) e altri segnali positivi (per un tempo, almeno) nella gara di giovedì contro l’ex Mihajlovic. NUMERI IN ROSSO Non basta ancora, d’accordo. I blucerchiati, con Vincenzo in panchina, hanno subìto nove reti, segnandone tre. Anche il conto totale è sballato: 26 reti al passivo (come il Verona), cioè quattro in meno delle due peggiori difese del campionato, a quota 30 (Frosinone e Carpi). Vuol dire che dietro si balla: il rientrante De Silvestri e Cassani hanno sofferto troppo, al pari dei centrali, con l’eterno dubbio a sinistra, dove Regini alterna buone prove a improvvisi blackout. Ma le responsabilità sono anche altrove. Fernando e Barreto, dopo un buon avvio, sono andati in sofferenza, e sugli esterni chi è stato utilizzato (il baby-prodigio Ivan, Carbonero, Christodoulopoulos) ha offerto un rendimento poco costante. CINISMO CERCASI Ma il vero tallone d’Achille della gestione Montella è arrivato, incredibilmente, dall’attacco. Intendiamoci: il bottino raccolto sin qui è numericamente ragguardevole (22 centri come l’Inter, solo Fiorentina, Napoli, Juventus e Roma hanno fatto meglio), ma è mancata la continuità. Ricapitolando: 11 reti segnate nei primi cinque turni, 8 dalla sesta alla dodicesima giornata (l’ultima di Zenga), 3 dalla tredicesima a ora (4 partite). PECCATO ORIGINALE Nulla è per caso: qui sta l’origine delle difficoltà iniziali di Montella. Ovvio, la squadra deve assimilare le nuove linee di gioco (più dei semplici schemi) necessarie a trovare il giusto equilibrio tattico, ma soprattutto sono venuti a mancare i gol, che avrebbero sicuramente in parte mascherato le altre carenze. Eder ha giocato quasi sempre (anche in Nazionale) e segnato moltissimo (con la maglia della Samp) nella prima fase della stagione, e ultimamente — infortunio a parte — il rendimento era calato. Muriel è sempre in attesa dell’ultimo acuto, ma un talento così ha bisogno di trovare la continuità necessaria a consacrarne la bravura. Correa — oscar della malasorte — s’è bloccato sul più bello, e ora lo aspettano anche per ridare fiato a un Soriano ultimamente meno letale del solito. Poi c’è il Fantantonio di oggi, diverso dal passato. È come avere un frac nell’armadio: devi solo capire il momento giusto per indossarlo”.