Gazzetta dello Sport: “Rosetti a tutta Var: «La serie A dal 2018 con la moviola? Obiettivo Figc-Lega»”

“«Tornare indietro è impossibile, la tecnologia in aiuto agli arbitri è una realtà. La sperimentazione ci serve per migliorare e trovare il giusto equilibrio. Sono stati fatti passi avanti, altri ne faremo. Ma la Var non sostituirà chi scende in campo. Così come le linee guida del protocollo Ifab: solo gli episodi chiari e decisivi per le sorti di un match entrano nel raggio d’azione della moviola». Roberto Rosetti risponde all’ennesima domanda. Lo fa con la stessa autorità di quando dirigeva il traffico delle grandi sfide nazionali e internazionali. Dallo scorso luglio è il responsabile del progetto italiano della Var (Video assistant referee), test per ora virtuali: le decisioni sbagliate non possono essere cambiate. Ma è solo questione di tempo perché si arrivi a questo. L’importante è sapere a cosa si va incontro. Comunicarlo e spiegarlo. E Rosetti lo ha fatto con i giornalisti della Gazzetta, in una seguitissima lezione (primo «alunno» il direttore Andrea Monti) di moviola tenuta in redazione. Accompagnato da Marco Brunelli, d.g. della Lega di A, l’ex fischietto torinese ha soddisfatto molte curiosità e svelato i numeri della sperimentazione italiana. Fisico asciutto come quando era in attività, ampi sorrisi, empatia e parole dirette. La ricetta di un successo. Rosetti, quando ha capito che l’aiuto tecnologico può davvero migliorare il calcio? «La scorsa estate, durante il raduno degli arbitri di A. Gli ho detto: “Ripensate ai 3 errori più importanti che avete commesso”. Poi gli ho chiesto se con la tecnologia quelle sviste sarebbero rimaste». Che risposta ha avuto? «Sono 22 fischietti di ottimo livello. Solo 8 casi erano interpretabili e quindi la Var non avrebbe cambiato nulla. In tutti gli altri la svista sarebbe stata tolta con grande beneficio per la regolarità della gara e pure dell’arbitro. Parlo per esperienza personale…». Ci dica. «Beh, la mia carriera si è chiusa al Mondiale 2010 per un netto fuorigioco di Tevez non visto nel quarto ArgentinaMessico. Fummo rimandati giustamente a casa. Senza quello sbaglio probabilmente avremmo diretto la finale». Ma non si è sempre detto che l’errore dell’arbitro fa parte del gioco? «Una volta era così, adesso la tv manda in onda in tempo reale le azioni contestate. La goal line ha dimostrato come sia possibile evitare inutili frizioni. L’importante è capire bene il raggio d’azione della Var». Ribadiamolo. «Si può intervenire solo su episodi chiari, non oggetto di interpretazione. E devono essere azioni decisive per una partita. Quindi i gol, i rigori, gli scambi di persona e le espulsioni. Tutto il resto è fuori. C’è dell’altro». Prego. «La tecnologia è gestita dagli arbitri con l’aiuto di un operatore qualificato, gli stessi dell’Occhio di falco. Non può essere un giocatore o un allenatore a chiedere l’utilizzo della moviola. La Var sarà un paracadute per chi dirige». Come funziona, quindi? «Due arbitri visionano le riprese tv. In alto c’è la diretta e sotto un monitor dove ripassa la stessa immagine con un ritardo di tre secondi. Quando accade qualcosa di sospetto, il Var può rivedere subito l’azione, poi se il dubbio resta chiede all’operatore di trovare le 4 migliori inquadrature per valutare il caso. Poi ne resta una: se il responso è diverso rispetto a quello del campo, scatta l’avviso». Nel frattempo chi sta arbitrando deve continuare come se nulla fosse? «Se c’è un episodio dubbio la cosa migliore da fare è fermare il gioco per evitare guai». Tipo il possibile rigore tra Ronaldo e Iuliano in Juve-Inter con azione ribaltata e successivo penalty per i bianconeri? «Esatto, quello è un caso che è stato usato come esempio. L’azione andava stoppata pochi secondi dopo lo scontro Ronaldo­Iuliano. Ma spesso il gioco è già fermo per proteste o altro». Avete dei dati in questo senso? «Certo, dall’inizio dei test in Italia sono state osservate 31 partite e 235 azioni sospette. Il tempo medio richiesto per arrivare a una decisione è di 27,2 secondi. Davvero pochissimi. Vogliamo fare un confronto?». Faccia pure. «Nella Coppa America 2016 è stato convalidato un gol di mano al Perù col Brasile eliminato. Il gioco è stato fermo per quasi 4’. Alla fine presa la decisione sbagliata. Con la moviola sarebbe bastato molto meno per evitare l’errore». Quanti ne avreste tolti nelle 31 gare di A prese in esame? «Solo 9. Questo vuol dire che le altre 226 decisioni prese dall’arbitro in campo e passate al setaccio del replay, sono state confermate alla moviola». L’arbitro dovrà fidarsi del collega oppure potrà andare a vedere il video come accaduto al Mondiale per club? «Possibili entrambe le soluzioni, ma io preferisco che sia l’arbitro in campo a prendersi la responsabilità finale. Trovo giusto che veda il replay. In Olanda è andata così sul rigore prima dato e poi revocato». In Italia ci sarebbe l’assalto mentre l’arbitro sta guardando le immagini. «Nessuno può avvicinarsi, pena l’ammonizione immediata. Poi stiamo valutando dove sistemare la tv, forse la scelta migliore è una postazione dalla parte opposta alle panchine». Altra questione delicata: le immagini della Var sono le stesse che hanno a disposizione i registi delle varie tv? «Certo, la differenza è che noi possiamo scegliere in autonomia il replay da prendere. E se porta a una decisione cambiata, credo si possa far vedere ai telespettatori e magari anche a chi è allo stadio. Stiamo valutando pro e contro». Giallo a De Paul per la dura entrata su De Sciglio in UdineseMilan e rigore tolto per un fuorigioco inesistente di Dzeko in Samp-Roma. Roba da Var? «Sì, sono casi che rientrano negli episodi chiari e non interpretabili. Al contrario del mani, non fischiato, di Iago Falque prima del suo gol in Torino­Fiorentina. E’ stato considerato involontario: valutazione soggettiva, non sindacabile». Nel 2018 avremo la moviola al Mondiale in Russia e poi in A? «E’ possibile. Lavoriamo per arrivare a questo obiettivo. Tante cose vanno migliorate, ma siamo sulla buona strada».”. Questo quanto si legge su “La Gazzetta dello Sport”.