L’edizione odierna della “Gazzetta dello Sport” riporta le dichiarazioni di Giovanni Ricciardo, ex attaccante del Palermo: «9 reti? Di questo primato ne vado orgoglioso. Nel mio piccolo posso dire di essere entrato nella storia del Palermo e un giorno potrò raccontarlo ai miei nipoti. Rammarico Senz’altro. Sono legatissimo a Palermo. Nonostante una seconda parte di stagione non all’altezza della prima, ritengo essere stato fondamentale per la promozione. Sognavo la riconferma, sarebbe stato bellissimo. Ma conosco il calcio e capisco come vanno certe cose. Cosa hanno detto Sagramola e Castagnini? Che ancora non c’era nulla di deciso. E che probabilmente avrebbero puntato su gente di categoria, soprattutto in attacco. È comprensibile, però, sarei un bugiardo se non dicessi che mi aspettavo un po’ più di considerazione, diciamo una chance, ecco. Però ripeto: conosco le dinamiche del calcio e accetto di buon grado. Per una serie di episodi sfortunati, il mio rendimento è calato. Non cerco mai alibi, ma di fatto, tra infortuni e coronavirus, ho saltato mezzo campionato. Avrei potuto fare molti più gol, non tutto è girato per il verso giusto. Pergolizzi? Ci tengo a precisare che col mister ci siamo lasciati bene.Non sono un tipo da portare rancore. È successo che con l’Acr Messina, partita a cui tenevo tantissimo, sono andato in panchina perché stavo male. Avevo vomitato poco prima del match, però mi sono messo a disposizione ugualmente e sono entrato dando il mio contributo nel finale. Poi però sono stato escluso nelle 2 gare successive e ci sono rimasto male. Ero un riferimento importante per la squadra, in qualche modo mi sono sentito tradito. Tutto ciò ha generato qualche malumore e probabilmente mi ha influenzato.
Sono malintesi che capitano, l’importante è aver chiarito tutto Seregno? Può sembrare strano, già. Inizialmente ero titubante. Poi però ho conosciuto presidente e d.s.: hanno un grande progetto, come testimonia la scelta dell’allenatore, Franzini, che 2 anni fa col Piacenza ha sfiorato la B. E dopo una chiacchierata ho accettato la sfida con l’intento di vincere ancora. Cosa serve al Palermo? Direi un paio di rinforzi per reparto. I ragazzi che rimarranno sono una base importante da cui ripartire, ma servono innesti di qualità e con la mentalità giusta. E magari un paio di fuori categoria, oltre ad un allenatore che sappia creare un buon gruppo. Leggo di Caserta: lo conosco, ritengo possa essere il profilo giusto, ma non mi stupirei se alla fine Sagramola e Castagnini tirassero fuori dal cilindro un nome che non è stato ancora accostato al Palermo per la sua panchina.
Calciatore determinante? Felici tutta la vita. Non me ne vogliano gli altri, ma Mattia ha dimostrato, giocando a 18 anni un campionato intero da protagonista, di essere il più pronto. Cosa mi rimarrà di Palermo? L’affetto della gente e la passione dei tifosi. A Palermo mi sono sentito un giocatore di A, in ogni momento, e di ciò non posso che ringraziare tutti. Tiferò sempre rosanero. Momento più bello? Il primo gol segnato, proprio sotto la curva nord dei nostri tifosi. Quel boato è stato come un orgasmo, e mi rimarrà dentro»