“Ci sono gol che arrivano da lontano. Quelli di José Leonardo Ulloa sono partiti dalla Patagonia, General Roca, a Nord del Rio Negro, dove el señor Adrian, padre del centravanti del Leicester, grande protagonista con una doppietta del 40 allo Swansea domenica, faceva il falegname. Leo lo aiutava e quando arrivava sera le mani portavano i segni delle schegge. «Un lavoro duro. La polvere si mischiava al sangue delle ferite. Ma io avevo una passione: il calcio». Un giorno arriva al giovanissimo Ulloa, tratti somatici dove si leggono lontane origini Mapuche, un’offerta del CAI, unico club della Patagonia di una certa importanza. «Sei sicuro di accettare? le parole di papà Adrian . Non vorrei che non riuscire a sfondare possa provocarti una depressione». «Se gioco a calcio non sarò mai depresso», la risposta di Leo, costretto a rincorrere il pallone fino ad allora in un campo di cemento di una chiesa mormone, dove l’unica fede che possedeva il ragazzo era quella del dio gol. Il vento Col CAI Leo si allena al liceo militare di Comodoro Rivadavia, una delle città (mille km più a sud) più ventose d’Argentina. «Il vento mi ha insegnato ad affrontare condizioni ambientali proibitive e a gestire il pallone, limitando al massimo i lanci lunghi». Le trasferte del triennio trascorso al Comodoro Rivadavia, dal 2002 al 2005, sono leggendarie: 24 ore di pullman per raggiungere Buenos Aires. Nel 2005 il trasferimento al San Lorenzo e nel 2007 il passaggio all’Arsenal di Sarandì. Hugo Tocalli, c.t. dell’Under 17, prende nota del suo nome, ma sono anni complicati. Ulloa gioca poco. Finisce all’Olimpo, dove va ancora peggio: il club retrocede. La carriera potrebbe prendere una brutta piega, ma un’offerta del Castellon, di B spagnola, accende la luce. Leo parte per l’Europa e in 2 stagioni firma 32 gol in campionato. Nel 2012 altro trasferimento, Almeria, in Liga, con Junma Lillo (il «maestro» di Guardiola) in panchina; resta fino al gennaio 2013 e con 48 reti (tutto compresso) si merita le attenzioni di una società inglese, il Brighton. Nel Sud dell’Inghilterra, con vista mare, Ulloa dimostra che i gol non hanno confini: 23 in un campionato massacrante e fisico come quello della Championship. Nell’estate 2014 arriva l’offerta del Leicester: le Foxes pagano 10,5 milioni di euro il suo cartellino. Ulloa sbarca in Premier, dove il 16 agosto 2014 si presenta con una rete all’Everton dopo appena 22 minuti. Altro che depressione: il bomber venuto dalla Patagonia, ribattezzato Ciclon, ha il morale altissimo. Il giorno in cui rifila due reti al Manchester United, Leonardo Ulloa pensa al padre Adrian e alle schegge che gli ferivano le mani. Il dodicesimo Undici gol nel primo torneo inglese dimostrano che Ulloa può reggere l’urto della Premier. Il boom di Vardy e l’arrivo di Okazaki costano però all’argentino il posto da titolare. Ulloa diventa il 12° uomo di Ranieri: è il primo cambio. Puntuale come un orologio svizzero, il centravanti fa la staffetta con Okazaki. Ulloa è bravo a gestire il pallone e a mettere pressione ai centrali avversari. Segna poco, appena 3 gol in campionato, ma il 17 aprile gli tocca calciare il rigore più pesante della sua carriera, al West Ham, con le Foxes in 10 per l’espulsione di Vardy. Ulloa afferra il pallone, spiazza Adrian stesso nome del padre, quando si dice il destino e regala il 22 a Ranieri. Due giorni fa, titolare contro lo Swansea, Ulloa prende per mano le Foxes: doppietta e un urlo di gioia che arriva fino in Patagonia. «Manca solo il gran finale. Non avrei mai pensato che a Leicester avrei vissuto tutto questo. La gente mi ferma per strada quando vado a prendere mia figlia a scuola e mi fa i complimenti». Il ghanese La seconda rete di Ulloa è nata da una corsa di Schlupp, altro personaggio romanzesco. Un ghanese nato ad Amburgo, ma cresciuto in Inghilterra, dove la famiglia si trasferì quando era ancora ragazzino. I primi calci nei campi della scuola Oakgrove di Milton Keynes e nel 2005 il passaggio all’accademia del Leicester a 13 anni, dove Jeffrey ha fatto tutta la trafila fino alla prima squadra. Nell’estate 2010 fu aggregato coi grandi da Paulo Sousa, nella breve parentesi appena 9 gare vissuta a Leicester dal tecnico della Fiorentina. Fu un’altra vecchia conoscenza del nostro calcio, Eriksson, a lanciare Schlupp in B, l’8 marzo 2011, nel 23 incassato in casa dalle Foxes con il Norwich. A parte un intermezzo nel Brentford, Schlupp ha sempre giocato nel Leicester e dopo un’esperienza deludente con l’Under 19 tedesca, nel novembre 2011 accettò la chiamata del Ghana. L’ultimo arrivo Demarai Gray è l’altro salito sul palcoscenico in questo finale. Per lui il giorno fatale è l’1 agosto 2015, ultima amichevole delle Foxes, a Birmingham. Gray rifila un gol da favola al Leicester: dribbling secco e palla all’incrocio dei pali. Ranieri prende nota: la velocità e il talento del ragazzo colpiscono. A gennaio Gray è al Leicester. Due giorni fa, un’azione da sballo che porta al 40. Il mondo scopre Gray: c’è anche lui nella favola del Leicester. Che domenica stava per finire in tragedia: ci è mancato poco infatti che Gray fosse decapitato dall’elica dell’elicottero che l’ha portato a Londra”. Questo quanto si legge sull’edizione odierna de “La Gazzetta dello Sport”