“Ce la giochiamo quasi alla pari, ma sarebbe troppo facile dire adesso: ripartiamo dal 20 dell’Europeo, ripartiamo dalla lezione di calcio — tecnica, tattica, intelligenza, velocità — inflitta a chi da dieci anni insegnava calcio, quindi stiamo bassi ma non troppo, soffochiamoli sulla trequarti e ripartiamo in velocità, come a Parigi. Troppo facile. In questi tre mesi siamo cambiati tutti (loro di più e non ripeteranno certi errori). Anche le condizioni oggettive non sono le stesse. Resta il fatto che ItaliaSpagna, il bigmatch di tutte le eliminatorie mondiali, è un paradosso, una distorsione dello spazio tempo calcistico: una partita delle qualificazione con lo spiacevole retrogusto «dentro o fuori» che potrebbe benissimo essere un quarto di finale a Russia 2018. MISSIONE VENTURA Per Ventura, ma anche per Lopetegui — età diverse ma contesto di ripartenza non dissimile —, è questo il meno auspicabile dei debutti «veri». La «partita della vita». Oltretutto lo spagnolo ha un serbatoio di giovani che ha permesso alla nazionale di ricominciare con orgoglio quando sembrava fosse in ginocchio (già successo dopo il 2010, quindi attenti prima di dare per finito il ciclo). Ventura no: ha una lista limitata e dalla cifra tecnica non eccelsa, quindi il compito è creare un gruppo saldissimo e rigoroso tatticamente. Come il predecessore. Non possiamo negarlo: per storia recente, esperienza, nomi, voglia di rivincita, la Spagna ha un «uno per cento» di vantaggio. Ma come l’Euro 2008 era stato la fine della maledizione italiana, Francia 2016 potrebbe avere lo stesso valore per noi: niente più soggezione, possiamo farcela. Dobbiamo. A patto di ricordarsi, e Ventura lo sa, che questa è un’altra Spagna. LA NUOVA SPAGNA Il senno di poi spiega inconfutabilmente che era soltanto il ciclo di Del Bosque a essersi esaurito. Lopetegui non ha stravolto la formazione, ma sta scegliendo una strada diversa: cambio di ritmo, velocità, più incursioni in verticale, meno palleggio lento che con difese attente come quella azzurra ha poche chance, più imprevedibilità. Dunque aspettare troppo vicini all’area potrebbe essere rischioso, con la possibilità di imbucate letali. Dalla formazione si capisce che Ventura sta infoltendo il centrocampo con gli stessi interpreti di Parigi: Florenzi, Parolo, De Rossi, De Sciglio, più Bonaventura al posto di Giaccherini. Fasce coperte, Candreva in panca. L’altro cambio, non da poco, è Romagnoli per lo squalificato Chiellini: una «prima» da brividi. Ma è in mezzo che dovremo aggredire il tiquitaka 2.0 di Lopetegui, trovare nuove soluzioni per tagliare le linee di passaggio, difendere più mobili. Chissà se Verratti sarebbe stato utile. ASPETTANDO VERRATTI Conte aveva cominciato considerando Verratti un play, convincendosi poi di poterlo schierare da mezzala. Ventura, in Israele, ha avuto la bella idea di impiegare il parigino da centrale, visto che le energie erano poche, ed è stato ripagato alla grande. Nel Psg Verratti gioca sul mezzo destro, con Motta al centro: poi in fase di possesso si accentra per gestire la manovra, con l’italobrasiliano a proteggerlo. Le condizioni oggi non saranno le stesse ma Verratti, con un bagaglio di esperienza ad alto livello, avrebbe potuto trovarsi di fronte Iniesta, marcarlo e rilanciare la manovra. Comprensibile il De Rossi in versione stopper aggiunto, ruolo che per il fisico non si adegua a Verratti il quale, probabilmente, non è neanche in condizioni fisiche ideali. Ma potrebbe servire per gestire a partita in corso. PIÙ ITALIA CHE SPAGNA Anche le cifre contano qualcosa. Se la Spagna ha la striscia più lunga di imbattibilità nelle qualificazioni mondiali (54, dal 1993), l’Italia è comunque a quota 28 (ultimo k.o. in Slovenia nell’ottobre 2004). Considerando le qualificazioni europee, la nostra striscia arriva a 51 (ultima sconfitta in Francia nel 2006). E nella sfide da tre punti con i nostri rivali — se si escludono i rigori di Euro 2008 e Confederations 2013 — abbiamo perso al 90’ soltanto nella finale di Euro 2012 (oltre a un precedente centenario che risale all’Olimpiade 1920…). Li abbiamo messi spesso in difficolta, soprattutto con la difesa a tre, ma a volte ci hanno aiutato schierando il «falso nueve». Con Diego Costa il «nueve» sarà verissimo, ma anche noi abbiamo un centravanti, Pellè, che viaggia al ritmo di 5 gol nelle ultime 8 gare, in Francia ha fatto ammattire Piqué e Ramos, e in coppia con Eder non ha mai tradito. Sarà una sfida tattica e difendersi è, in teoria, una scelta giusta. Ma non a oltranza: perché il pari non è da buttare, ma si gioca in casa e c’è qualche dovere in più. Rincorrere in classifica da subito non sarebbe il massimo”. Questo quanto si legge su “La Gazzetta dello Sport”.