“Sogno o son desto? La domanda scorre inarrestabile nella testa dei tifosi del Messina. Il Franchi di Siena sullo sfondo, le danze che si aprono, scandite da una sequenza di fraseggi veloci, di dribbling inarrestabili, di gol che strizzano l’occhio all’estetica. Non è tanto il 3 a 0 rifilato in Tim Cup alla Robur, squadra sulla quale campeggia fisso il cartello «work in progress». A esaltare è soprattutto il modo in cui i giallorossi hanno messo sotto i toscani, con autorevolezza e un gioco frizzante. Bertotto lo aveva anticipato: «Il mio è un calcio propositivo, che coinvolge ogni pedina dello scacchiere». Filosofia snocciolata con sicurezza da un tecnico semiesordiente ma con le idee chiare. Questo non è ancora il Messina immaginato dal suo allenatore. «Servono altri innesti di qualità», ripete spesso. Eppure là davanti il tridente di Siena ha iniziato a fare sfaceli. Un attacco fondato essenzialmente su un paio di codici facilmente decrittabili: due esterni a piede invertito capaci di accentrarsi e fare male; un centravanti mobile, che crei spazi e che sappia giocare qualche metro più indietro rispetto agli standard del ruolo. Un copione per tre interpreti: Ciccone, Pozzebon e Milinkovic. Nomi accolti tiepidamente, che però sul campo stanno incenerendo le sacche di scetticismo.
POZZEBON È il classico animale d’area di rigore con la faccia da duro. Uno che segna da sempre, con qualsiasi squadra, in qualsiasi categoria. Nella passata stagione, con la Lucchese, di reti ne ha realizzate 10. Alla prima uscita ufficiale in giallorosso si presenta con un gol da cineteca su cui ricama una dedica speciale: «Rete per mia figlia Michelle, che compie 1 anno. Al momento sono ancora al 6070%, ma a breve raggiungerò la condizione ideale. Nessun rimpianto: se tornassi indietro vorrei rivivere ogni momento della mia carriera. Con il Messina voglio arrivare sempre più in alto». Alla sua destra agisce Nicola Ciccone, mancino classe ’96. Doppietta per lui a Siena, e un’indiscrezione secondo la quale avrebbe scelto un numero pesantissimo per la maglia ufficiale: il 10. Sui social al suo arrivo l’ironia si era sprecata. «Ciccone chi?», era la domanda ricorrente. L’ex Cremonese ha risposto sul campo, segnando in quasi tutte le amichevoli e impreziosendo il trend con la doppietta di coppa. Gran gol il primo, con taglio da destra e tiro a incrociare sul palo lontano. Tapin comodo sul secondo gol, a chiudere una serpentina devastante di Milinkovic, il terzo moschettiere che ha sfornato l’assist.
LA FAMA Nato in Francia da padre serbo e madre spagnola, arrivato in prestito dal Genoa nonostante qualche titubanza iniziale. Manuel voleva restare in B, dopo l’esperienza con il Lanciano. Il rapporto tra Preziosi e il d.s. Tosto si rivelerà decisivo per la conclusione dell’affare. Nel suo caso la fama ha preceduto il suo arrivo: sul web si sprecano i video che raccontano la sua capacità di saltare gli avversari come fossero coni d’allenamento. Milinkovic è quel tipo di calciatore che puoi amare o anche odiare. Dipenderà da lui, e da quello che riuscirà a raccogliere il Messina: una squadra tutta da scoprire, potenziale scheggia impazzita del prossimo torneo che si preannuncia ricco di qualità e difficile per tutte le squadre che ne prenderanno parte. Sognare è lecito, sbilanciarsi sarebbe un azzardo“. Questo quanto si legge nell’edizione odierna de “La Gazzetta dello Sport”.