L’edizione odierna della “Gazzetta dello Sport” si sofferma sulle dichiarazioni di Rosario Pergolizzi, nuovo allenatore del Palermo: «È un onore far parte di questa famiglia. Faremo ciò cheserve per centrare l’unico obiettivo possibile. Ci sono professionisti seri e qualificati in società. Cosa mi ha detto il presidente Mirri? Solo una cosa: “Dobbiamo vincere”, ma me l’ha detto in dialetto. Siamo partiti per forza di cose in ritardo, ma ciò non deve essere un problema. L’importante è avere lo spirito giusto. Bisogna essere consci di ciò che la maglia rosanero rappresenta. Siamo in D, tra i dilettanti, ma dobbiamo ragionare da professionisti e se questo significa andare a letto alle 10 perché l’indomani c’è l’allenamento, bisogna farlo, non importa se hai 15 anni o 37, se hai giocato in A o vieni dall’Eccellenza. Spero di cominciare a lavorare a Palermo già prima di andare a Petralia Sottana. Giocheremo con il 4-3-1-2. Costruiremo una squadra con l ’idea di schierare sempre almeno due attaccanti. Ai giocatori bisogna dare certezze sin da subito. Caracciolo e Santana? Certo che li ritengo idonei, ma non per questo li prenderemo, così come non è detto che prenderemo giocatori palermitani a tutti i costi, o qualche ragazzo che ha vinto lo scudetto Primavera con me nel 2009. Piuttosto dobbiamo prendere quello che serve, non è una questione di nomi o di palermitanità. Bisogna che ci caliamo nella realtà della Serie D prima possibile, perché non sarà facile. Ci sono squadre importanti e gente di qualità. E il fatto di chiamarsi Palermo non sarà certo un vantaggio. Sono consapevole del lavoro che ci attende, ma anche fiducioso». Castagnini afferma: «Niente nomi, fin quando non ci saranno le firme. Con Sagramola siamo abituati a lavorare così. Ricciardo? La trattativa è avanti, ma non definita. Adesso mi preme solo dire che chi viene qua non deve venire per svernare, ma per sputare sangue, domenica dopo domenica. Starò tutta la settimana a Palermo, il mio è un impegno totale per la squadra della quinta città d’Italia e non poteva essere altrimenti. Sono rimasto scioccato da numero di telefonate ricevute dagli addetti ai lavori. Palermo è una piazza importante e ambita. Questo mi inorgoglisce e mi responsabilizza, non mi sento in Serie D. Dobbiamo giocarla, dobbiamo vincerla, ma professionalmente mi sento in Serie A».