Gazzetta dello Sport: “Parma nei guai. Tentato illecito: richieste pesanti. Ma il Palermo…”

“Se il presunto tentato illecito si misurasse solo dalle scelte linguistiche di Emanuele Calaiò, l’avvocato Eduardo Chiacchio, il legale cui il Parma si è affidato per conservare il posto in A, oggi a processo dinanzi al Tribunale federale nazionale avrebbe gioco fin troppo facile a liquidarlo come improvvida goliardia. Ma quell’«ehi pippein non fare il cazzein venerdì, mi raccomando», con relativo bacio a cuoricino, racconta tanto ma non tutto. Anche perché a quel whatsapp inviato dal centravanti del Parma al collega dello Spezia Filippo De Col a tre giorni dalla sfida che decretò il ritorno degli emiliani in A, ne seguì un altro, per l’accusa ancor più compromettente: «Dillo anche a Claudien (il compagno Terzi, ndr ), soprattutto col rapporto che avete con me». ACCUSA Ecco, in virtù del rapporto che avevano –sostiene la Procura federale, che ha deferito giocatore e club per tentato illecito sportivo–, Calaiò sostanzialmente tentò di addolcire le resistenze dello Spezia. Motivo per cui l’accusa sembrerebbe intenzionata a chiedere una squalifica di qualche mese per il ragazzo e una penalizzazione di qualche punto per il club. Da scontarsi nella scorsa stagione, perché la pena sia realmente afflittiva. Dalla quantificazione della penalità, nel caso di condanna, passa il futuro del Parma: con­ 1 conserva la massima serie, da­ 2 in giù ritorna in B, a tutto vantaggio –classifica 2017­-18 alla mano –del Palermo. Sul quale a sua volta pende un’imminente indagine federale per illecito amministrativo, erede dell’inchiesta penale sui contitruccati di Zamparini. Motivo per cui oggi perfino il Venezia chiederà di essere ammesso in giudizio. DIFESA A tutto questo, ovviamente, il Parma non intende arrivare. «Ci sentiamo tranquilli di poter affrontare questo processo – racconta l’avvocato Chiacchio –, con argomenti forti. Le nostre valutazioni derivano da un attento esame degli sms contestati, con le dovute interpretazioni fornite dalla giurisprudenza più recente, che per casi molto più gravi, pure in pendenza di processi penali, ha ritenuto di non condannare per illecito».”. Questo quanto riportato dall’edizione odierna de “La Gazzetta dello Sport”.