Gazzetta dello Sport: “Parigi vale un tesoro. Italia, coppa da 6 milioni. Premi solo dalle semifinali. In caso di trionfo, per ogni azzurro 250mila euro netti. I tedeschi e gli spagnoli…”

“Fra le etimologie che provano a raccontare il nome di Montpellier, c’è anche quella latina di «Mons Puellarum», ovvero «Monte delle Ragazze». Il facile entusiasmo – in chiave beneaugurante – che questo potrebbe provocare ai robusti ormoni della truppa azzurra, è però temperato dal rigido e monastico ritiro proposto da Antonio Conte. FEELING In cambio del sacrificio, però, la via degli azzurri verso il titolo europeo è al solito lastricata d’oro. Il tutto ovviamente con la benedizione della Federcalcio, che da tempo ha trovato un ottimo feeling col gruppo di capitan Buffon che, con gli altri «senatori», tratta l’argomento dei premi risultato. Insomma, qui a Montpellier, grazie alla regia del direttore generale Michele Uva, i calciatori stanno chiudendo l’accordo con la Figc sulla questione, e l’impressione è che la sintonia sia elevata. GERMANIA E FRANCIA Le basi sono state poste su quantificazioni e modalità consuete. Ovvero, gli azzurri cominceranno a percepire i premi solo dalle semifinali, anche se il grosso arriverà in caso di vittoria dell’Europeo. All’incirca gli azzurri, in caso di successo, percepiranno 250 mila euro netti circa a testa (150 mila per la qualificazione alle semifinali), per una cifra complessiva che sfiorerà i 6 milioni, da raddoppiare ovviamente al lordo. Insomma, in linea con gli accordi presi prima dell’ultimo Mondiale. Da questo punto di vista, Germania e Francia ci battono, visto che entrambe le Nazionali – tra le favorite per il successo finale all’Europeo – hanno un premio per la vittoria pari a 300.000 euro a giocatore. Non basta. I tedeschi (campioni del Mondo) hanno una scalettatura dei premi che parte addirittura prima, proprio come nell’ultima coppa del Mondo: 50 mila per i quarti, 100 mila per la semifinale e 150 mila per la finale. Discorso analogo per i padroni di casa della Francia, i cui giocatori puntano chiaramente ai 300.000 euro ottenibili col successo di Parigi del 10 luglio. Ma il «tiqui­taca» punta ancora più in alto, visto che la Spagna vincitrice varrebbe 340.000 euro a giocatore. Discorso diverso per gli inglesi, che al momento non hanno comunicato l’ufficialità dei bonus, avendo comunque già deciso di devolverli tutti in beneficienza (Unicef e «Honeypot»). TURCHIA PAPERONE A premere l’acceleratore, però, sono i nostri primi rivali: i belgi. Se la Nazionale di Wilmots infatti riuscisse a vincere l’Europeo, ciascun calciatore si porterebbe a casa 370 mila euro. Nessuno, però, potrebbe battere la Turchia. Grazie ai buoni uffici dell’allenatore­guru Fatih Terim, infatti, i calciatori turchi si sono già portati a casa un premio di 500 mila euro netti soltanto per la qualificazione (ottenuta all’ultimo respiro) per la fase finale dell’Europeo. Con queste premesse – e complice anche una tassazione che non va oltre il 15% – se la squadra riuscisse a compiere il miracolo e a trionfare nella manifestazione continentale, il premio per ogni giocatore sarebbe di 750 mila. Un tesoro inarrivabile per qualsiasi altra selezione, nonostante a volte le federazioni usufruiscano degli aiuti forniti dagli sponsor. BENEFICENZA E SOLIDARIETA’ Ma è noto come, a fronte di pochi fortunati generali, ci sia un esercito che invece a volte stenta ad avere il rancio. Fuor di metafora, perciò, l’Associazione Italiana Calciatori ha creato un fondo di solidarietà – a cui contribuiscono anche gli azzurri – per quei colleghi delle serie minori che non riescono a percepire gli stipendi a causa delle difficoltà economiche delle proprie società. I giocatori della Nazionale, infatti, negli ultimi tre anni hanno devoluto il gettone della loro convocazione in azzurro a questo fondo (integrato dall’Aic), distribuendo così circa 1,2 milioni (400 mila a stagione). Insomma, c’è un azzurro che guadagna ma aiuta, quasi sempre anche nel modo silenzioso della beneficienza personale che tanti praticano. E allora la morale è chiara: la corsa all’oro e ai brindisi in coppa, in fondo, possono essere anche la vittoria di un calcio di sistema”. Questo quanto scrive l’edizione odierna de “La Gazzetta dello Sport”.