“Ormai Carlo Ancelotti non è più solo. Se il nuovo allenatore del Bayern ha confermato lo stipendio da 7,5 milioni netti che aveva al Real Madrid, l’intesa di Antonio Conte con il Chelsea (da 6,7 milioni annui) certifica la crescita della scuola italiana in panchina. Se la scorsa estate Roberto Mancini condivideva con il c.t. Conte il primato dei guadagni domestici (4 milioni), adesso quel limite sarà superato. In casa-Juventus si aspetta da un momento all’altro l’appuntamento decisivo per il rinnovo di Massimiliano Allegri, attualmente legato ai bianconeri per un’altra stagione con uno stipendio da circa 4 milioni netti. Invece il club di corso Galileo Ferraris appare disposto a concedere al livornese un anno in più (con opzione sino al 2019) e un ingaggio da 5 milioni netti. E non è detto che al momento della firma non scappi un ulteriore aumento, bonus esclusi. Un target che fa entrare il tecnico campione d’Italia nella scia dei battistrada ora all’estero. L’ASCESA Il caso del mister juventino è emblematico. Quando era al Milan Max guadagnava 2,4 milioni netti, cifra confermata al suo approdo a Torino due estati fa. Poi, però, l’effetto-scudetto ha sancito un salto di qualità significativo. E ora la sua rincorsa continua, viste le ambizioni della società di Agnelli in Champions. In ogni caso l’asticella continua a essere sempre più in alto, rinverdendo i fasti di un decennio fa. Cioè quando Ancelotti al Milan guadagnava intorno ai 5 milioni di euro e tutte le big non lesinavano denari per i loro allenatori. Poi, il vento della crisi ha spazzato via certi lussi. Tant’è vero che solo nell’ultimo biennio la curva della hit degli stipendi è risalita. IL RITORNO Il caso della Roma fa scuola. Quando Spalletti andò via dalla Capitale, fu ingolosito dai 4 milioni netti garantitigli dallo Zenit. Ora al rientro Pallotta lo ha vincolato per 18 mesi con un appannaggio di 3 milioni annui. La differenza è significativa, anche se gli ottimi risultati del tecnico di Certaldo potrebbero indurre la proprietà giallorossa a un ritocco in corsa. IL RINNOVO A Napoli, invece, Maurizio Sarri si rimette al buon cuore di Aurelio De Laurentiis. La scorsa estate il toscano si è legato alla società azzurra per «appena» 800 mila euro. Adesso il presidente napoletano può automaticamente rinnovargli il contratto per un’altra stagione alla cifra prefissata di 1,5 milioni. Certo, Sarri un anno fa era contento di raddoppiare i suoi emolumenti. Ora, però, si rende conto che i suoi rivali in cima alla classifica guadagnano molto di più. Ovviamente lui si aspetterebbe un riconoscimento: gli verrà concesso? In questi giorni caldi l’argomento è passato in secondo piano, ma c’è attesa per il verdetto di Aurelio. I DUBBI In controtendenza la parabola di Roberto Mancini. Accolto dall’Inter come il salvatore della patria, lo jesino ha avuto pieni poteri e un ingaggio coi fiocchi. Tuttavia l’ormai compromessa rincorsa alla Champions ha determinato malumori diffusi inattesi. Il Mancio è di fronte a un bivio, visto che non gli mancano le opportunità per cercare nuove esperienze. In ogni caso è all’orizzonte un confronto con Thohir per decidere insieme sul da farsi per la prossima stagione. Comunque non è una situazione agevole per quello che sino a qualche mese fa era considerato l’alfiere delle speranze nerazzurre. E non solo. LA SORPRESA Varchiamo di nuovo la frontiera. L’esaltante cavalcata del Leicester ha un protagonista: Claudio Ranieri. Partito con uno stipendio da 1,9 milioni di euro, ha una scaletta di bonus che gli permette di arrivare quasi a quota 4 milioni. Ma proprio in queste settimane il poliglotta romano sta negoziando il prolungamento. E non è da escludere che spunti dal prossimo anno uno stipendio base proprio da 4 milioni. Un salto meritato evidentemente, la riprova che il made in Italy funziona. E sullo sfondo c’è anche l’avventura cinese di Alberto Zaccheroni, accasatosi a Pechino nello scorso gennaio per 3 milioni netti. Ora come ora è presto per valutare gli effetti dei molti cambiamenti all’orizzonte in Serie A. Sin da ora si può prevedere, comunque, che la nuova stagione non porterà solo tanti cambi di panchina, ma un inevitabile boom degli ingaggi. L’escalation è ormai nei fatti”. Questo quanto si legge sull’odierna edizione de “La Gazzetta dello Sport”.