Effetto De Zerbi sul Palermo. Un effetto benefico che ha fruttato 4 punti in 2 trasferte, la prima vittoria stagionale e una serie di riflessi positivi che hanno investito tanto la squadra quanto i singoli. Ma cosa è cambiato da Ballardini a De Zerbi? Innanzitutto la mentalità. Cuore, coraggio, intensità: sono questi i concetti sui quali insiste quotidianamente l’ex allenatore del Foggia. Con De Zerbi il Palermo è passato da un allenatore che non credeva nella squadra che la società gli aveva messo a disposizione, a uno che invece ha scommesso su sé stesso e sui giocatori che ha trovato, accettando l’investitura di Zamparini con l’entusiasmo di un bambino. Ciò non significa che i problemi del Palermo siano svaniti di colpo. L’organico era e resta incompleto: il Palermo ha 3 portieri giovanissimi e un solo centravanti di ruolo alla sua prima esperienza in Italia, ma adesso la squadra ha a che fare con un allenatore convinto di poter far bene e centrare la salvezza, indipendentemente da tutto. Una convinzione che De Zerbi in breve è riuscito trasferire al gruppo. Da Pescara a Bergamo, la sfiducia è diventata rabbia positiva, come dimostra Nestorovski, colui che ha beneficiato maggiormente del cambio in panchina.
PUNTA SIMBOLO L’attaccante macedone è diventato il simbolo di un Palermo umile, ma volenteroso, compatto e mai domo, fermamente deciso a dare filo da torcere a tutti. Il match con la Juventus, in questo senso, sarà un bel test, a prescindere dal risultato che domani avrà un’importanza relativa. La vittoria con l’Atalanta permetterà ai rosanero di affrontare la corazzata di Allegri con la mente libera. Chissà cosa ne verrà fuori. Di certo la squadra è carica a molla. In campo la novità principale portata da De Zerbi, più che il modulo, riguarda la filosofia di gioco.
ALCHIMIE TATTICHE Il 37enne tecnico bresciano, infatti, ha puntato subito sul 4-3-3, il modulo con cui ha fatto benissimo a Foggia. Ma non si è fossilizzato: nel secondo tempo della sfida col Crotone è passato alla difesa 3, un accorgimento tattico che gli ha permesso di raddrizzare la partita e valorizzare al meglio le qualità di Rispoli ed Aleesami, e il fiuto del gol di Nestorovski. A Bergamo, De Zerbi è ripartito intelligentemente dal secondo tempo di Pescara, togliendo addirittura un trequartista (Sallai) per dare più spessore al centrocampo. Nessun integralismo fine a se stesso. Semmai, quello è cambiato molto è il modo stesso di intendere il calcio. Palla a terra, fraseggio stretto, azione che inizia da dietro col portiere coinvolto di continuo. Niente più palle lunghe: se qualcuno alza il pallone, lo fa perché costretto e spesso si becca il rimbrotto dalla panchina. Un azzardo in pieno stile Guardiola. Un tipo di gioco più rischioso, ma che alla lunga potrebbe diventare anche più redditizio e spettacolare”. Questo ciò che si legge sull’edizione odierna de “La Gazzetta dello Sport”