L’edizione odierna della “Gazzetta dello Sport” riporta un’intervista realizzata ad Aimo Diana, ex giocatore rosanero. Oggi è un allenatore e ha già allenato il Renate, finendo terzo nell’ultimo campionato (nel girone del Monza), ma conosce bene anche il girone Sud, dopo l’esperienza alla Sicula Leonzio.
Diana, ha allenato nel girone Nord e quello Sud: il più impegnativo è il meridionale? «È complicato. Sicuramente il girone C è il più tosto di tutti, perché ci sono piazze calde e appassionate. A ogni trasferta giochi con 15-20 mila persone come Catanzaro, Bari, Catania. Però, io credo nel valore di una rosa. Se la squadra è forte, è forte. Vedi Reggina e Bari che quest’anno hanno fatto un campionato a parte. Però, non c’è nessuna strada spianata anche se investi molto. Il Bari, ad esempio, ancora ha i playoff, ma lo stop pandemia ha inciso».
Istruzioni per l’uso per il Palermo alla luce di queste riflessioni?
«Non conosco per bene il progetto del Palermo, però non credo che questo ambiente si accontenti di fare un campionato da comprimario. In primis serve una rosa di valore. L’ago della bilancia potrebbe spostarlo la promozione o meno del Bari in B».
Che tipo di allenatore serve? «Ci sono piazze e piazze e Palermo richiede un allenatore gestore con idee molto chiare su giocatori da prendere e che accetti la sfida di dover solo vincere. Poi, però, la differenza la fanno i calciatori. Se hai quelli forti, vinci. Ci sono società che puntano sui giovani, ma serve chi conosce la categoria».
Descritto il profilo ha qualche nome da indicare, magari anche il suo? «Non penso che debba consigliare altri allenatori o suggerire di scegliere me. Io credo che i dirigenti sappiano cosa fare, Sagramola e Castagnini non hanno bisogno di consigli. E sanno benissimo chi sono io, non è mia abitudine autocandidarmi, ho la mia storia e le mie forze. Poi un giorno, chissà cosa può succedere, magari la mia strada si incrocerà di nuovo con quella di Palermo. Quel che è certo è che ho grandi ambizioni per la mia carriera da allenatore».
Il Palermo ripartirà da una base con gente che ha fatto anche A e B come Pelagotti,
Lancini, Crivello e Martinelli. Come va allestita la rosa?
«Questi sono tutti giocatori che, se hanno fame e ambizione e nell’ultimo anno hanno capito cosa vuole dire Palermo, possono rappresentare un buon punto di partenza.
Se fossi io l’allenatore, mi focalizzerei sui giocatori abituati a vincere. Si pensi al Bari che ha preso un attaccante come Antenucci che ha ancora fame e ambizione. Non devi prendere giocatori che scelgono solo la piazza. Non credo che nessuno avrebbe difficoltà a scegliere Palermo, ma bisogna prendere quei giocatori che vogliono vestire la maglia rosanero anche per il progetto e che abbiano fame. Per questo, ad esempio, non serve acquistare 20 giocatori dalla B per vincere in Serie C».