Gazzetta dello Sport: “Palermo, la C a tavolino? Sagramola:«Lo stop è un segnale a chi sottovaluta quel che accade»”

Tutti i campionati italiani di ogni ordine e grado sono fermati fino al 3 aprile, naturalmente anche la Serie D in cui milita il Palermo. Questo è ciò che è stato stabilito dal decreto del Consiglio dei Ministri, che ha bloccato ogni manifestazione sportiva. L’edizione odierna della “Gazzetta dello Sport” fa il punto della situazione sulla sosta del campionato dilettantistico in chiave Palermo. I rosanero sono primi in classifica a + 7 dal Savoia, ma adesso devono programmare i piani di lavoro vista la sosta forzata di un mese. L’ad dei rosa, Rinaldo Sagramola ha voluto spiegare il suo punto di vista, di seguito le sue parole: «Si continua a lavorare regolarmente non possiamo ipotizzare diversamente, cosa potremmo fare? Anche a voler dare dei giorni di riposo, i giocatori mica possono tornare a casa? Meglio
continuare a lavorare, così, almeno si distraggono». Sagramola non teme cali mentali da parte della squadra. «Prendiamo atto del provvedimento e ci adeguiamo. Non si fa altro che confermare la gravità del momento che forse si era sottovalutato fino ieri. Penso che il lavoro quotidiano basterà, non stiamo considerando particolari supporti ai giocatori». Se l’emergenza Coronavirus dovesse continuare anche dopo il 3 aprile, ci potrebbe essere la cessazione dei campionati con la classifica corrente, quindi Palermo automaticamente promosso in Lega Pro. «Non mi va di alzare lo sguardo così lontano, vorrebbe dire che la situazione sarebbe assai più grave di quello che è adesso. C ’è un margine. Pensare che si arrivi a sospendere tutto vorrebbe dire che da qui a un mese non sapremmo quale sarà il destino dell’Italia, non solo del calcio. Non ci voglio pensare per il bene del paese, della salute pubblica ed ella situazione economica». Lo stop del calcio in senso generale potrebbe avere la sua incidenza sul problema nazione. «L’unica utilità che vedo sarebbe il segnale forte che si darebbe al Paese, vista l’importanza del calcio, e a chi sottovaluta ancora il problema . Se poi la disputa di una partita a porte chiuse aumenta oppure no le possibilità di contagio, per quanto non sia uno scienziato, a naso direi di no. Anche
perché immagino che nel decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri, in cui si prevede lo svolgimento delle partite a porte chiuse, siano stati valutati i rischi. Se poi si dovesse tornare indietro su questo tipo di decisione, allora vorrebbe dire che c’è bisogno di alzare l’attenzione sui comportamenti quotidiani dei cittadini in particolare modo dei giovani, sempre sensibili alle dinamiche del calcio. Ai calciatori abbiamo detto di porre in essere i comportamenti per tutelare le propria salute e del gruppo, evitare assembramenti, di andare a cena in orari in cui c’è meno gente, di effettuare pochi spostamenti e di andare in macchina nel minor numero possibile».