Giuseppe Giannini, il “Principe di Roma” e compagno di Schillaci nell’avventura di Italia ’90, ha condiviso alcuni ricordi toccanti di Totò in un’intervista alla Gazzetta dello Sport.
Vi sentivate ancora?
«Sì, noi del gruppo del 1990 abbiamo una chat e ci sentiamo spesso. Tutti abbiamo avuto grande affetto per Totò, un ragazzo umile che è arrivato all’apice del successo in modo così rapido, in un’estate. Dopo quell’esperienza in Nazionale, ho avuto modo di conoscerlo meglio. Per due anni consecutivi abbiamo insegnato insieme in camp per bambini in Australia, dove ci siamo divertiti tantissimo. L’ho conosciuto più a fondo lì. L’anno scorso mi aveva confidato di avere dei sintomi della malattia».
Di recente l’ha rivisto?
«No, l’ho sentito circa venti giorni fa. Mi disse: “Peppe, sto male, male. Faccio fatica a respirare”. Dopo quella chiamata non ci siamo più visti, ma ci siamo sentiti ancora al telefono. È dura accettare che un uomo così generoso, a soli 59 anni, se ne sia andato per una malattia quasi incurabile».
Un ricordo particolare?
«Un momento che non dimenticherò mai è la semifinale di Italia ’90 contro l’Argentina. Totò segnò il gol del vantaggio, l’1-0, a Napoli. Mentre correvo verso di lui per abbracciarlo, gli gridai: “Totò che culo che hai, hai culo…”. Lui si girò e mi sorrise con quei suoi occhi magici. Voleva segnare col destro, ma fece gol di sinistro. In quel periodo tutto gli andava bene. Peccato per come finì quel Mondiale, ci mancò solo l’ultimo tratto. Ma Totò resterà sempre un grande campione e un grande amico».