L’edizione odierna de “La Gazzetta dello Sport” si sofferma sul Dionisi-Day a Palermo con il nuovo tecnico rosanero che oggi si presenterà in conferenza stampa.
Il giorno in cui arrivò la telefonata del Palermo, sul tavolo di Alessio Dionisi c’erano alcune mezze offerte da club di Serie A. Mezze, perché si trattava di società che gli avevano manifestato interesse, ma un interesse ancora embrionale e poco concreto. E per un motivo o per l’altro nessuna di quelle soluzioni convinceva davvero l’ex tecnico del Sassuolo, che dopo due stagioni e mezza in Serie A, nelle quali ha dimostrato il suo valore al di là della conclusione negativa con i neroverdi, voleva ripartire da un progetto ambizioso. Avrebbe accettato comunque con gioia un’altra missione per la salvezza, ma dentro di sé cercava qualcosa di diverso. D’altronde tornare a giocare per sorprendere (come al Venezia in Serie B), per vincere (come all’Empoli in B) o per divertirsi facendo tanti punti (come nel primo anno a Sassuolo in A) ha un altro sapore.
La telefonata del Palermo è stata la svolta. Per convincerlo non c’è stato bisogno di effetti speciali, ma di una sincera dimostrazione di stima (contratto triennale) e di una percepibile voglia di vincere, non declinata da frasi di circostanza ma suffragata da buone idee. Alessio è stato un difensore centrale che batteva i rigori: solidità e divertimento, equilibrio e volontà di stupire. L’hanno conquistato alla prima o alla seconda frase: «Vogliamo portare il Palermo in A e non intendiamo fermarci lì. Sei la nostra prima scelta. Ci stai?». Le parole non bastano, ci vogliono i fatti: e quindi ecco il biglietto aereo per l’indomani con destinazione Manchester e il centro sportivo che è il laboratorio di Pep Guardiola, dove Dionisi ha cominciato a valutare appieno il piano del club, inserito nella galassia del City Group. Nei giorni seguenti un incontro a Milano, poi un altro a Roma per gli ultimi accordi e l’inizio della programmazione.