Gazzetta dello Sport, Nicola: “«Crotone credici. Tra noi e l’Empoli non ci sono 5 punti»”

“Battuto il Chievo, ha detto: «La difficoltà è far credere agli altri che io ci credo». A Davide Nicola, che ha studiato e studia psicologia, piace giocare con le parole e la frase usata per celebrare la prima vittoria esterna in A si presta a opposte interpretazioni, dipende dal grado di ottimismo o pessimismo con il quale si guarda al futuro. Perché è ovvio che lui, alla salvezza del Crotone, ci crede. E molto. Cinque punti dall’Empoli, ma col vantaggio dello scontro diretto. «Vero, ma la classifica non rappresenta la reale differenza di valori. Se togliamo gli errori arbitrali e aggiungiamo la qualità del gioco, arriviamo a 2­3 punti di distacco. Il calcio è imprevedibile, il Barcellona insegna che le rimonte sono possibili…». Percentuali di salvezza? «No, non ha senso: ci sono troppe variabili. La condizione, il calendario, la capacità di cavalcare l’entusiasmo. Ma comunque l’importante è che siamo vivi». C’è l’Inter: all’andata era stato appena esonerato De Boer. «La squadra aveva voglia di svoltare, ma noi siamo rimasti in partita fino a pochi minuti dalla fine. Poi preso il gol di Perisic ci siamo sbilanciati e sono arrivati gli altri due». Anche adesso l’Inter ha problemi: rischia di non andare in Champions. «Pioli ha fatto un lavoro importante, ha una rosa competitiva anche se non all’altezza delle prime tre. E se vuoi restare in corsa per la Champions non puoi permetterti di sbagliare niente». State pagando le conseguenze di un inizio terribile: un solo punto in 9 partite. «A un certo punto ho capito che non c’erano le condizioni per continuare nel 3-­4­-3 che aveva portato alla promozione: mancavano difensori ed esterni con le caratteristiche giuste e la squadra non riusciva a sopportare l’uno contro uno, fondamentale con quel sistema di gioco. E abbiamo cambiato, passando alla difesa a 4: i risultati si sono visti subito, pareggio a Firenze e vittoria col Chievo”. E Juric è stato rottamato… «Ma il giochino era già stato snaturato, per esempio non c’erano più Ricci e Budimir. In questi 7 anni io e il mio staff siamo riusciti a formare squadre in grado di adattarsi a più moduli». Sono state tagliate le teste di 4 allenatori delle 5 squadre che chiudono la classifica. Nicola è l’unico superstite. «Ho scelto Crotone proprio per la coerenza di una società che ti permette di lavorare bene e ti sa valutare giorno per giorno. All’inizio, ci siamo detti: l’obiettivo è cercare di salvarsi sapendo qual è il valore di una squadra che gioca per la prima volta in A. La differenza di un allenatore è minima, conta il gruppo, conta soprattutto essere in linea con gli obiettivi. Il Crotone sta facendo dignitosamente un campionato difficilissimo, valorizzando giocatori come Falcinelli e Ceccherini, che sono stati convocati per gli stage della Nazionale e dando continuità a chi, come Stoian e Crisetig ne aveva avuta poca». Ha sempre avuto un approccio tribolato con la A: a Livorno esonerato dopo pochi mesi, a Crotone in perenne equilibrio precario. «Diciamo che sto prendendo le misure della categoria dopo aver dimostrato che qualcosa valgo. Sono stato promosso col Livorno, ho chiuso l’andata col Bari a 35 punti, solo Conte aveva fatto meglio». L’allenamento in spiaggia prima del Chievo ha portato fortuna. Lo rifarete ancora? «Ma guardate che non si trattava di una novità rivoluzionaria. Era la settimana della sosta, bisognava che i ragazzi lavorassero divertendosi, senza pensare troppo al resto. C’erano 24 gradi, la spiaggia vicino al campo: abbiamo approfittato per fare una seduta di forza. La rifaremo». A fine partita fate vi raccogliete nel cerchio di centrocampo e fate un gruppo di autocoscienza: dopo il Chievo cosa vi siete detti? «Mi piace cogliere le impressioni a caldo, immediate. Poche parole, ma significative. Abbiamo parlato dei primi dieci minuti poco brillanti che ci potevano costare caro». E i complimenti a Falcinelli. «Ovvio non segnava da 8 partite, ha capito che il gol non doveva essere un’ossessione e non doveva strafare. E’ il giocatore che tutti gli allenatori vorrebbero avere». Lei resta in caso di salvezza. «Il rinnovo è automatico, a me interessa soprattutto dimostrare che il Crotone può stare in A. Sono ambizioso e umile in parti uguali. Un allenatore deve studiare la storia della città che rappresenta, la gente, la mentalità dei tifosi». Pregi e difetti di Crotone? «Guardo solo ai pregi: non c’è stress, c’è entusiasmo, il clima è stupendo. Per i difetti vale la regola delle 3 T: sono tanti, sono troppi, sono di tutti»”. Questo ciò che si legge sull’edizione odierna de “La Gazzetta dello Sport”.