Gazzetta dello Sport: “Nel cielo d’Europa tremano le stelle Champions, che paura. Rischiano Ibra, CR7, Messi e Lewandowski”

“Meteo di oggi, martedì 12 aprile 2016. Nelle prossime 48 ore un venticello rivoluzionario spazzerà l’Europa, possibili raffiche nella penisola iberica intorno alle 22.40. Mentre l’Italia si occupa di ordinario dominio juventino e ordinari esoneri palermitani, l’Europa rischia di passare all’opposizione. Gli ultimi giorni dicono che il Leicester è pronto per governare l’Inghilterra e un riconteggio in Spagna ha appena portato l’Atletico Madrid a ­3 dal Barcellona. Settimana di temporali. La due giorni di Champions che sta per cominciare si adatta: minaccia memorabili bocciature. Il Real è a un passo dal collasso e anche la coppia Psg­Barcellona non sta benissimo. Non avremo mai il mitico 2004 con Porto, Monaco, Chelsea e Depor in semifinale ­ la rivoluzione copernicana applicata alla Champions ­ però la coppa rischia di perdere in due giorni Ibra, Messi, Ronaldo e Lewandowski. Assieme, sono più o meno i Beatles (se volete fare i giovani, gli One Direction): un complessino da 252 gol, 732 tiri, 986 dribbling in Champions in quattro (dati Opta, preliminari esclusi). IBRA Zlatan ha sempre avuto un rapporto tragico con la Champions. Appena ha lasciato l’Inter, Mou ha vinto. Quando se n’è andato dal Barça, Guardiola ha fatto sollevamento orecchie. Nel 2009 un’agenzia di scommesse svedese metteva in lavagna la possibilità che Ibrahimovic chiudesse la carriera senza coppa: quota bassa, molto bassa. Nello stesso anno Ibra diceva: «Se potessi scambiare lo scudetto con la Champions, lo farei subito. (…) Non posso immaginarmi a 34 anni in una squadra di prima fascia, il futuro è dei ventenni». Zlatan, zero su due. A 34 anni è ancora impegnato nell’eterna rincorsa all’Europa. Nel 2013­14 ha segnato 10 gol, che sono tanti, ma si è limitato ad affondare Anderlecht, Benfica, Olympiacos e Leverkusen: pesi leggeri. Un anno fa si è fatto espellere nel ritorno degli ottavi contro il Chelsea e il Psg, in dieci, ha tirato fuori Mourinho. Questa sembrava la stagione della resa dei conti ­ gol decisivi all’andata e al ritorno contro il solito Chelsea ­ ma il City ha evocato antichi fantasmi: a Parigi, 2­2 con rigore sbagliato e gol mangiato. RONALDO Cristiano con la Champions ha un rapporto diverso. Se Ibra ha i l r e c o r d d i espulsioni (4), CR7 batte tutti per gol totali e reti in una singola edizione. Quando Kakà arrivò a 10 sembrava un marziano, CR7 va in doppia cifra dal 2011­12 e ormai nessuno si stupisce. Ronaldo ha vinto la coppa con United e Real ma ha sbagliato un rigore in finale. Ha esordito nel calcio vero in uno Sporting Lisbona­Inter ma una volta è stato accolto a Zagabria da simpatici cori: «Messi, Messi, Messi». Amore o odio, in ogni caso emozioni intense. Ha preso malissimo l’eliminazione 2010 contro il Lione, ha pianto di delusione dopo la mancata rimonta con la Juve e forse anche quando ha perso contro il Barcellona a Roma. A fine serata, quella volta, cena di squadra dello United. Cristiano: «Vado via». Gary Neville: «Sei sicuro? Ti mancheremo più di quanto pensi». Cristiano secondo estratto: «Gary, perché dovrei ascoltarti? Tu non vai via da Manchester neanche in vacanza». Un’estate dopo, era al Real. MESSI Leo in Champions ha messo assieme quattro trofei, 83 gol, 461 dribbling che solo a pensarci fanno paura. È stato il primo giocatore della storia a segnare 5 gol in una partita dell’unica vera coppa europea e, anche se il Barcellona è favorito sull’Atletico, la sua sarebbe l’eliminazione più dolorosa: porterebbe con sé Suarez, Neymar, Iniesta e la squadra di riferimento dell’epoca contemporanea. Lo dice la storia. Messi ha segnato un gol senza scarpa in finale, ma questo lo sanno tutti. Ha pianto dopo una finale vinta, e questo è un episodio più misterioso. Lo ha raccontato Guillem Balague nel suo libro su Leo. Messi, al rientro da un infortunio, non fu inserito da Rijkaard nei 18 della finale contro l’Arsenal. Deluso come solo a 19 anni si può essere, restò in spogliatoio. Non voleva toccare la coppa o farsi fotografare con la squadra: «Passò tutto il tempo a piangere in un angolo». Alla fine, Rijkaard andò a prenderlo, Deco gli portò la medaglia e insomma, iniziò la storia della Pulce che decide tre finali. Una con un gol di testa. LEWANDOWSKI Il Bayern arriva per ultimo perché gioca domani e l’1­0 in casa è un risultato sottovalutato: Guardiola è favorito. Certo, in Portogallo ha già perso per 3­1 un anno fa contro il Porto e, se il Benfica ripetesse, la Champions saluterebbe Neuer, Müller, Thiago, Vidal e soprattutto Lewandowski, che in questa stagione ha già segnato 8 volte: vice capocannoniere dietro a Cristiano. Non solo, Robert da Varsavia è secondo per tiri in porta, secondo per tiri totali, primo per tiri di testa. Se Suarez non si offende, parliamo del miglior numero 9 della Champions. Se la Champions non si offende, si può dire che senza questi quattro signori ­ Ibra, CR7, Leo, Robert ­ sarebbe tutta un’altra cosa: Torres, Mitroglou, Schürrle e soprattutto Aguero meritano rispetto, ma restano materiale di altro livello. Quei 252 gol, non li segnerebbero in 10 stagioni europee. Quei 986 dribbling, neanche alla PlayStation. Più che coppa dalle grandi orecchie, sarebbe coppa con le orecchie basse”. Questo quanto si legge sull’edizione odierna de “La Gazzetta dello Sport”.