“Sarebbe ingeneroso dire che siamo «alla ricerca del gol perduto», ma l’Italia di Conte segna comunque poco. Troppo poco rispetto alla quantità di gioco e ai tiri in porta. Una storia vista contro Spagna, Romania, Belgio e anche in altre occasioni di questo ciclo: in 17 partite le reti sono state 24 (media 1,4), e non risolleva il fatto che quelle subite siano soltanto 15 (media 0,9). Ci starebbe bene un vecchio detto alla Boskov: «Squadra che non segna non vince». Il numero uno spagnolo De Gea ha chiarito che può prendere il posto di Casillas, ma gli azzurri non sono sembrati giustizieri implacabili sottorete: così è bastata la doppia conclusione Morata Aduriz, per di più in fuorigioco, per siglare un pari tutto sommato ingiusto. A Bruxelles, lo scorso novembre, Mignolet era stato davvero fenomenale: altrimenti non sarebbe finita 31 per il Belgio. RIPARTIAMO DALLA SPAGNA Il 343 può aprire nuove prospettive. Di sicuro il nuovo modulo favorisce la creazione di due binari offensivi sulle fasce (con la Spagna erano DarmianFlorenziCandreva a destra, Astori Giaccherini Eder a sinistra). Inoltre o l’esterno alto, o alternativamente quello di centrocampo, possono incrociare per tentare incursioni in area, protetti alle spalle dai due play ai quali saranno richiesti compiti più difensivi. La catena d’attacco CandrevaPellèEder è andata piuttosto bene, anche se l’interista ha sofferto l’allargamento a sinistra (al centro dà il meglio). Nella ripresa Conte li ha sostituiti tutti, proponendo un inedito Bernardeschi Zaza Insigne. E i nuovi hanno fatto quasi meglio dei titolari: erano più freschi, il fiorentino ci ha messo l’incoscienza del debuttante, il napoletano vede la porta come mai, lo juventino sembra nato per fare il centravanti che arretra e lancia di prima i compagni di reparto (accadeva lo stesso con Immobile). In ogni caso, contro la Germania si riparte da loro. COME CABRINI-ROSSI? Nel 1978 Bearzot rivoluzionò l’Italia al debutto contro la Francia, schierando Cabrini («prima» assoluta) e Paolo Rossi (terza presenza dopo due amichevoli). Fatte le debite proporzioni, l’entrata di Bernardeschi e Insigne potrebbe avere lo stesso significato. Sono loro i nomi in arrivo dal campionato. Bernardeschi è impressionante per come ha interpretato il 352 (o il 3421) della Fiorentina da laterale di centrocampo che percorre tutta la fascia, lui in origine trequartista. Un’intuizione di Sousa che può dare una gran mano a Conte: il fiorentino copre entrambe le fasce e può arretrare anche tra i quattro di centrocampo. Insigne (che in Brasile giocò 33’ al Mondiale), con Higuain, è stato il trascinatore del Napoli. Conte non era un suo estimatore e non solo per il famoso «qui pro quo» su una convocazione mancata: il fatto che giocasse da attaccante esterno ne limitava l’impiego in una Nazionale schierata sempre con due punte. Ma il nuovo 343 cambia tutto. ZAZA PRONTO SUBITO Zaza, invece, è uno che Conte ha chiamato fin dalla prima partita con l’Olanda: in totale 8 presenze e un gol in 422’, titolare fisso all’inizio, poi un po’ in disparte per le difficoltà con Sassuolo e Juve (e la contestuale crescita di Pellè), ma oggi di nuovo in corsa. Non prima scelta forse, perché Pellè fa un gran lavoro di sponda e ha centimetri irrinunciabili in area, ma Zaza è comunque arricchito da una stagione in bianconero che ne ha svelato una dote utilissima in un torneo breve: farsi trovare pronto anche a partita in corso. Ecco perché ci sarà pure lui in Francia, in vantaggio su Okaka, anche per la possibilità di giocare da attaccante esterno. NON C’È MISTER 20 GOL Alla lista di attaccanti vanno aggiunti El Shaarawy, che con Conte non ha mai deluso e anzi con la Nazionale ha cominciato il suo recupero, lo stesso Okaka, Gabbiadini e infine Giovinco, rimasto in Canada durante questo turno. L’ex juventino è unico: una seconda punta che può giocare tra le linee e integrarsi perfettamente da attaccante esterno. Non possiamo considerarlo fuori dai giochi, anche per il fatto che Conte a maggio ne selezionerà 27 (4 sono riserve). Nessuno è un centravanti da 20 gol a stagione: basta scorrere la classifica cannonieri della Serie A per capire che in questa categoria siamo carenti. In questo ciclo azzurro soltanto in Azerbaigian abbiamo segnato più di 2 reti in 90’. Pellè, con 4 centri, è il goleador. Però c’è un dato interessante: 15 marcatori diversi in un progetto di gioco – necessariamente – collettivo”. Questo quanto si legge sull’edizione odierna de “La Gazzetta dello Sport”.