L’edizione odierna de “La Gazzetta dello Sport” si sofferma sulla Nations League e la nuova Italia di Spalletti.
L’Italia di Luciano Spalletti sembra aver trovato una nuova identità, dopo la grande prestazione contro la Francia, e si appresta a proseguire su questa strada con fiducia. La partita contro la squadra francese ha mostrato che l’Italia può competere con i migliori d’Europa, giocando con personalità e senza paura. La sfida contro il Belgio rappresenta una nuova occasione per confermare i progressi visti a Parigi.
Spalletti sta adottando un approccio basato sulla sintesi e sulla semplificazione tattica, rispetto alle novità introdotte nella partita contro la Germania, che si erano rivelate troppo complesse da eseguire. L’Italia vista contro la Francia ha mostrato una versatilità tattica, con una struttura che variava a seconda delle fasi di gioco, passando da un 3-5-2 a un 5-4-1 in fase difensiva e poi a un 4-2-3-1 in fase offensiva.
Questa flessibilità consente all’Italia di sfruttare le qualità dei giocatori in modo dinamico. Ad esempio, Calafiori ha giocato un ruolo chiave, spostandosi dal ruolo di difensore esterno a mediano-inseritore, mentre Cambiaso e Dimarco si allineavano con i tre centrali difensivi in fase difensiva, e diventavano esterni d’attacco in fase offensiva. Allo stesso tempo, la squadra costruiva un attacco fluido con trequartisti mobili dietro la punta centrale Retegui.
L’Italia di Spalletti, con questa struttura fluida, è in grado di accogliere giocatori come Chiesa, Zaniolo e Zaccagni, che si trovano più a loro agio in un sistema che consente loro di puntare la porta dalle loro zone preferite. Il cosiddetto “calcio totale”, che trae ispirazione dal modello olandese, sembra essere la direzione verso cui sta andando la squadra, con un gioco moderno e imprevedibile che si adatta alle esigenze della partita e agli avversari.