“Metti in una sera d’inizio primavera: la Brianza, Carlo Tavecchio (presidente della Federcalcio), Andrea Monti (direttore della Gazzetta dello Sport) e il compleanno (70 anni) di una società dilettantistica (la Di.Po) e una sala gremita di dirigenti, allenatori e tesserati rigorosamente lontani dal calcio professionista “annacquato” nei valori dai soldi dei diritti tv. Metti una sera così, con ingredienti così, poi tra domande e risposte ben miscelate il risultato finale è stato un incontro da gustare tutto di un fiato. Merito anche di Tavecchio in versione verace (sarà stata l’aria di casa): ha affondato i colpi su molti temi da prima pagina. Dalla moviola in campo all’Europeo, dalle prossime elezioni federali al rischio crac economico del calcio italiano. E tanto altro ancora. MOVIOLA IN CAMPO Arbitri e tecnologia: l’argomento più discusso negli ultimi mesi. Giovedì a Roma ci sarà la riunione tra Figc, Lega di A e B e Aia per dare la fisionomia alla prossima sperimentazione. «Ho letto della disponibilità di tutti, bene così – spiega Tavecchio -. Non ci sono limiti: possiamo sperimentare la video assistenza in A, B e anche in Coppa Italia. Nel massimo campionato le partite interessate saranno 3: le immagini le vedrà un arbitro in attività scelto dai responsabili. Passare subito alla fase operativa per saltare quella off line? Impossibile, bisogna seguire le disposizioni Ifab, ma se le cose andranno come spero, forse si potrà accelerare in modo da avere già dal 2017 le prime gare vere con l’ausilio della tecnologia. Diciamo la verità, noi siamo stati fortunati come federazione perché fino a un anno fa la Fifa era contraria alla svolta. Per non parlare di Michel Platini: ancora oggi non vuole sentire parlare di questa novità. A chi spetta la decisione finale? La sperimentazione servirà proprio a questo, capire le varie sfumature: gli arbitri diranno la loro in modo da arrivare alla soluzione migliore proprio per non delegittimare una figura così importante. Poi toccherà all’Ifab stabilire il protocollo e tutti dovranno seguirlo, come si fa con le altre regole». EUROPEO E IL DOPO CONTE Chiuso il capitolo arbitri con qualche altra punzecchiatura («i presidenti dei club dovrebbero evitare certe dichiarazioni sibilline»), ecco quello della Nazionale. Nonostante i nomi suggeriti nel corso del dibattito («Donadoni? Di Biagio? Lippi?») Tavecchio ha chiuso la porta come il miglior Buffon. Nessun nome per il dopo Conte, ma qualche indizio. «La durata del contratto di Antonio Conte era conosciuta pure dai bambini: i due anni erano la sua condizione per firmare. La sua scelta di andare al Chelsea non ci mette in difficoltà e non condizionerà il nostro Europeo: sono convinto che faremo bene. Chi siederà in futuro sulla panchina azzurra? Deve avere le caratteristiche di Conte, ma non lo stipendio: ci possiamo permettere la metà di quello speso finora (circa 10 milioni lordi l’anno, ndr). Se proprio devo guardare ai modelli più alti, direi più Guardiola che Mourinho. E comunque comunicheremo la scelta prima di andare in Francia. A proposito, l’infortunio di Marchisio mi ha fatto imprecare, ma forse questa avversità accrescerà la nostra forza. Abbiamo un bel gruppo. Un nome? Faccio quello di Zaza, potrebbe essere la sorpresa dell’Europeo e in prospettiva un punto di forza della Nazionale. Il mio futuro nella Figc legato ai risultati in Francia? E chi lo ha detto…». TAVECCHIO IN PILLOLE Il presidente federale ha poi spaziato in lungo e in largo, come i mediani di una volta. Ecco un po’ di pillole. Sugli stadi: «Dobbiamo fare di tutto per avere campi senza barriere. E se qualcuno invade, lo si manda in galera. Punto». Sulla violenza: «Problema enorme anche nei dilettanti, ma tutto ha un perché: in Italia manca la cultura sportiva. I primi a litigare sono i genitori dei bambini». Sul crac Parma e i bilanci in rosso dei club: «Se noi applicassimo le norme in modo rigido, solo 5 squadre si potrebbero iscrivere alla A. E a quel punto ci sarebbe un rischio di ordine pubblico». Sui settori giovanili: «Stiamo investendo moltissimo nei settori federali, circa 9 milioni di euro, per dare una casa sicura ai giovani calciatori italiani». Sulle riforme dei campionati: «La mia idea è nota: 18 squadre in Serie A, 20 in B, due gironi da 20 in Lega Pro». Su Calciopoli: «È stata una mazzata e non capisco perché la Juve insista con la richiesta di risarcimento danni alla Federazione. È una lite temeraria…»”. Questo quanto si legge sull’edizione odierna de “La Gazzetta dello Sport”.