Gazzetta dello Sport: “Montella sicuro: «La Samp non va in B». Anche se il calendario non sorride”

“Il potere del cervello quantico. Come far esplodere il potenziale nascosto del tuo cervello. Vincenzo Montella sta leggendo un libro impegnativo, ma non cerca soluzioni straordinarie. Ha davanti un rompicapo complicato, però è sicuro di avere già le idee giuste per risolverlo. Anche se, ora più che mai, viene da chiedersi: ma chi glielo ha fatto fare di accettare la proposta di Ferrero? «Un allenatore – risponde sorridendo – ha sempre voglia di allenare, anche quando sa di poter incontrare difficoltà. A me lo ha fatto fare la passione per la Samp, l’entusiasmo del presidente e la convinzione che qui si potesse costruire qualcosa di importante. Il cammino, fino a ora, è stato per certi versi disastroso, è vero. Ma sono ottimista perché sono arrivati segnali molto incoraggianti». Era mai stato così in difficoltà? «Non avevo mai subito così tante sconfitte, questo è sicuro. Ho letto un bellissimo pensiero di Bielsa, che riassumo così: “Si migliora di più nelle difficoltà che nel successo, perché quest’ultimo è fuorviante e ti fa perdere equilibrio. Nelle difficoltà affini le tue convinzioni e crei le basi per migliorare”». Lei oggi si sente un tecnico migliore? «Ho un’esperienza in più nel mio bagaglio di allenatore. Penso che i fatti insegnino più delle parole. Le cose le devi vivere, emotivamente, per far si che ti lascino qualcosa». Ogni volta che la Samp arriva a un passo dalla svolta, svanisce. «Nulla viene per caso. Probabilmente questa squadra, me compreso, ha bisogno di trovarsi con l’acqua alla gola per esprimersi al meglio. Quando superiamo degli ostacoli subentra, a livello inconscio, un rilassamento che porta agli errori». Lei che errori ha commesso? «Quelli ci sono sempre. E’ ovvio che a posteriori, visti certi risultati e come sono venuti, avrei fatto cose diverse. Ci sono gli errori, non i rimpianti, perché ogni decisione viene ponderata e condivisa con il mio staff. A posteriori tutto è più facile». Lei cambia spesso modulo. «Non credo nei moduli, semmai nelle strategie. E quelle possono cambiare. Credo, invece, moltissimo nella filosofia: è fondamentale averne una. La si sceglie e la si porta avanti con convinzione, altrimenti si genera confusione. Il Chievo ci ha battuti con una filosofia completamente diversa dalla nostra. Sono stati più bravi, ma è anche vero che loro la portano avanti da anni. Avere continuità, alla lunga, porta vantaggi». Resta una curiosità: lei ha portato avanti un’idea chiara, e originale, di calcio fin dal suo esordio. Come è nata? «Ero ancora calciatore. Mi allenavo al massimo anche se giocavo poco. Quando disputavo una partita da titolare, il giorno dopo avevo dolori muscolari ovunque. Mi chiedevo perché visto che mi allenavo bene. Da lì mi sono documentato, ho letto, sono finito in una sfera di conoscenze e non ne sono più uscito». Le sue idee sembrano andare controcorrente in un calcio dove si parla sempre più spesso di intensità. «Qualcuno racconta favole. Cos’è l’intensità? Come si misura? Chi ha detto che per avere più intensità occorra correre di più o più veloce? Tutto è relativo. Noi monitoriamo i dati di tutte le partite, e in questi anni ho notato che per giocare bene devi correre meno dell’avversario. Secondo me all’estero vanno più forte perché si allenano meno. Non rischiano l’over training, fanno più partite e meno allenamenti, sfruttando un impegno nervoso minore del nostro. Gli altri, insomma, vanno più forte perché si allenano in maniera diversa, non perché giocano in maniera diversa». Ora si ritrova a 4 punti dalla retrocessione e a 4 dalla parte sinistra della classifica. Lei sembra guardare solo avanti, molti tifosi vorrebbero che cambiasse atteggiamento. «Ho due occhi, con uno guardo avanti, con l’altro dietro. Sappiamo che dovremo ancora lottare, che dobbiamo migliorare e che abbiamo bisogno di punti, ma devono arrivare attraverso una filosofia di gioco. Spiegatemi l’equazione: per fare punti salvezza non bisogna giocare bene. Io non sposo questa idea perché non la capisco». Ha notato che nelle ultime tre giornate la attendono il Palermo in trasferta, il derby e la Juventus a Torino? «Qui ci si fa prendere troppo dagli ultimi eventi. Bisogna essere più razionali e lucidi. Sono ottimista perché vedo la realtà, e quella è costituita da ragazzi coesi, uniti e consapevoli delle difficoltà. Se guardo gli altri, poi, sono sicuro che ci siano squadre più in difficoltà di noi». Dopo la sosta andrà a Firenze, ambiente per lei particolare. Come vive l’attesa? «Sereno, con un po’ di curiosità e con piacere. Quelli di Firenze sono stati tre anni bellissimi in cui sono cresciuto come allenatore. Ho ricevuto tantissimo e dato altrettanto. Penso di aver lasciato qualcosa. Diciamo che siamo 50 e 50». Ha pensato al fatto che Juventus-Sampdoria all’ultima giornata potrebbe decidere lo scudetto a favore del Napoli? «No, io penso solo a salvarmi prima dell’ultima giornata». Come vede il duello Sarri Allegri? «Sono diversi, entrambi da stimare. Apprezzo molto Allegri per il suo modo di comunicare, per come gestisce l’aspetto emozionale, con equilibrio, anche dopo le sconfitte». Lei come vede il suo futuro? «La sconfitta con il Chievo ha riportato tutti con i piedi per terra. Ogni energia è concentrata solo sul presente». Ma se la chiamasse Tavecchio? «Ho letto che avrebbe bisogno di un federale, uno esperto. Credo sia quello il profilo giusto»”. Questo quanto si legge sull’edizione odierna de “La Gazzetta dello Sport”.

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Redazione Ilovepalermocalcio