Gazzetta dello Sport: “Mandzukic stende il Palermo, Zamparini contento non sarà”

L’edizione odierna de “La Gazzetta dello Sport” analizza così il match di ieri sera andato di scena al “Renzo Barbera” perso dal Palermo, ma vinto dalla Juventus. Ecco quanto si legge: “Dalla Champions con (un po’ di) furore, per lanciare la rincorsa alla scudetto. Dal City al Palermo la Juve non si ferma più e, dopo l’Europa, ripensa in grande anche in Italia. Che poi la goleada arrivi soltanto nel finale, quando l’1-0 del solito Mandzukic sembrava già sugli almanacchi, spiega che forse i bianconeri stanno tornando affamati e solidi. Ne fa le spese un Palermo due, forse tre passi indietro rispetto al bel debutto di Ballardini contro la Lazio: troppo remissivo prima, troppo sbilanciato poi, col risultato di crollare oltre i demeriti negli ultimissimi minuti. E questo 3-0 – che gonfia anche il petto dei gregari Sturaro e Zaza – è un segnale da non trascurare, come lo era stato il successo con il City: la Juve sta tornando «squadra». Quattro successi di fila in campionato (5 nelle ultime 6 partite), le distanze in classifica che si riducono (dopo la Roma anche una tra Inter e Napoli perderà un po’ di terreno), un calendario non durissimo (Fiorentina esclusa). Se poi la Lazio venerdì sarà quella in crisi delle ultime settimane… GESTIONE DA JUVE La Juve non fa cose dell’altro mondo: la prima occasione da gol seria è il colpo di testa di Bonucci (sbagliato da due passi al 34’, il primo tiro in porta quello di Sturaro al 45’. Il resto è tanta manovra, soprattutto per vie orizzontali quando Dybala, dopo una partenza da vecchio Palermo, abbassa un po’ il ritmo per le cure di Jajalo in prima battuta, e di Gonzalez in zona gol. C’è però l’eccellente Sturaro che trascina, allargandosi anche a destra per alleggerire Cuadrado. E c’è un Pogba in versione «duplice», alla quale occorre abituarsi: nelle grandi praterie è uno spettacolo di tecnica ed eleganza (anche se insiste troppo nelle conclusioni da lontano), nello stretto subisce la pressione di Struna-Hiljemark e compie qualche banalità. Però, così schierata, la Juve è padrona fin dalla metà campo, non subisce ripartenze. Sente che prima o poi chiuderà il colpo, volée o schiacciata che sia. Le manca un po’ di velocità o un’invenzione squarcia-difese che Marchisio, ieri comunque tanta roba, ancora non offre. CLASSE E SCELTE Ma quei «21 grammi» di fuoriclasse che ha dentro vengono fuori nel momento giusto. E soprattutto – ecco la svolta rispetto a inizio stagione – risolvono partite che prima si complicavano da sole (Chievo, Frosinone) malgrado possesso e tutto il resto. Interpreti Dybala, con uno splendido cross da sinistra, che taglia mezza difesa, e Mandzukic che non aspettava altro per affondare in rete, di testa. Non sarà un esempio di eleganza, il croato, ma se avesse cinque palloni buoni, invece di uno, il suo score aumenterebbe. Comunque è decisivo, sei gol e sei vittorie, e su questo lavorerà Allegri: creare più occasioni da centravanti. Intanto si capisce perché lo preferisca a Morata la cui fame è sufficiente per un finale aggressivo, in cui Sturaro firma il 2-0 da centravanti e Zaza addirittura il 3-0, con azioni ben trascinate dallo spagnolo. AHI PALERMO Ci mette del suo il Palermo, o meglio Ballardini che, sotto di un gol, decide per una formula più offensiva del 4-3-1-2: con Brugman da trequartista a play e Vazquez da seconda punta a trequartista, più Rispoli in fascia per Struna. Ma l’italo-argentino non è in serata, in attacco tra Gila, Trajkovski e Quaison fanno a gara a chi è peggio, non c’è più protezione e la Juve scopre l’ebrezza del vuoto in cui affondare. Ma la caduta del Palermo è anche mentale: e Zamparini contento non sarà, nossignore”.