L’edizione odierna de La Gazzetta dello Sport si sofferma su Mancini e il divorzio con l’Arabia Saudita.
Dopo deliri in campo, polemiche taglienti come i venti del deserto e soprattutto fiumi di denaro, questa strana storia tra le dune è arrivata alla fine. Roberto Mancini assieme al suo staff è pronto a lasciare definitivamente l’Arabia ea tornare in Italia, la nazione di cui era ct prima di cambiare panchina e accettare i 25 milioni di motivi sauditi. Una settimana fa, dopo la sconfitta interna contro il Giappone e nonostante tutto, la federcalcio di Riad sembrava ancora schierarsi dalla parte del Mancio. Poi ecco il pareggio, sempre in casa, contro il modesto Bahrein in un’altra gara di qualificazione mondiale.
Non bastasse, si era aggiunto il “vaffa” plateale detto dall’ex tecnico azzurro a un tifoso che lo contestava. Tra l’altro, arrivava dopo un’altra sparata contro un giornalista giapponese, che lo aveva punzecchiato sull’ingaggio da nababbo: «Per caso vuoi vedere il mio conto in banca?», la replica. Alla fine, non c’era più rete per Mancini. Il divorzio è ormai nei fatti, al punto che la televisione di stato annunciava ieri sera «che la Federazione stava discutendo i termini per la risoluzione del contratto». La clausola di uscita sarebbe vicina allo stipendio annuale, tra i 25 ei 30 milioni, e le parti starebbero cercando un accordo.
Per chiudere la ricca partita, comunque, serve ovviamente l’ultima autorizzazione reale, ma la famiglia Salman ieri sera aveva un altro evento sportivo a cui presenziare in pompa magna: l’esibizione del “Six Kings Slam” con l’ultimo ballo tra Djokovic e Nadal e la finale vinta da Sinner su Alcaraz, uno dei tanti momenti in cui lo sport viene usato per proiettare una nuova immagine del Paese nel mondo.