“Riceve palla a ridosso del centrocampo. Fa 20 metri scanditi da una corsa felpata, di quelle che paiono innocue. Poi scocca il momento topico, sulla trequarti: il muro avversario davanti, l’orologio che tocca il 90’, con il Messina che si trova sotto di uno con il Francavilla. Nessun corridoio di passaggio utile e l’unica opzione possibile: tirare da oltre 25 metri. Il resto è già storia, è la prima firma in giallorosso di Giuseppe Madonia. La parabola ascendente, la rete che si gonfia, l’esultanza rabbiosa che gli costa il giallo. Forse semplice gioia, forse un messaggio da recapitare all’indirizzo giusto: «Un momento emozionante per il primo gol con questa maglia che inseguivo da anni, ma anche un segnale rivolto a chi pensava che fossi un calciatore finito». Tra questi di certo c’è l’ex tecnico Bertotto, che aveva fatto un po’ di bizze quando la proprietà gli aveva «suggerito» il nome dell’attaccante palermitano. «Magari a Bertotto non piacevo, ma può starci. Non amo parlare del passato. Guardo avanti». Prossima stazione Castellammare. Sfida proibitiva domani: «La Juve Stabia è una squadra di vertice. L’affronteremo con consapevolezza nei nostri mezzi. Dobbiamo trovare l’approccio giusto e cercare di non commettere errori. I fischi dei tifosi? Abbiamo 4 punti, non zero. Ci sono margini di miglioramento e la certezza di avere un organico con valori importanti. Questo Messina farà bene»”. Questo quanto si legge sull’edizione odierna de “La Gazzetta dello Sport”.