“La solita questione: meglio vincere o giocare bene? Meglio tutte e due: che goduria, quando le cose coincidono. Perché ne riparliamo? Perché Massimiliano Allegri, domenica pomeriggio a Verona, si è sfogato: «Ormai è diventata una moda dire che la Juve gioca male. Che luogo comune. La Juve di Capello la ricordo poco, ma so che vinceva come questa». L’omaggio a Fabio Capello, «risultatista» per eccellenza, plurivincitore in bianconero sia da giocatore sia da allenatore, assomiglia a un cambio di campo. «RISULTATISTI» Cresciuto sotto l’ala di Giovanni Galeone, allenatore «scapigliato» e insofferente all’ordine costituito, Allegri nei primi anni in panchina ha osservato i codici del suo maestro. Approdato alla Juve, ha cambiato linea, si è adeguato al motto della casa reale bianconera, coniato da Giampiero Boniperti: «Vincere non è importante, è l’unica cosa che conta». Quando la Juve ha deviato dalla strada maestra, tipo la stagione in cui si affidò allo scarmigliato Gigi Maifredi, è finita nel fosso. Un dato più di altri conferma la vocazione «risultatista» dei bianconeri di oggi: nel campionato in corso la squadra di Allegri ha subito meno tiri in porta di tutti, appena 26. Gli scudetti li vincono quelli che prendono meno gol, luogo comune con grande fondamento: la Juve di reti finora ne ha incassate soltanto nove. Fa strano che tra i «risultatisti» compaia il Milan, perché nell’era di Silvio Berlusconi, oggi al tramonto, il «bel giuoco» è stata la stella polare da seguire a ogni costo. Vincenzo Montella però ha cambiato guru di riferimento, ha smesso di ispirarsi a Pep Guardiola, anche perché Guardiola stesso ha mutato pelle. Il Milan è 15° nella classifica dei passaggi nella metà campo avversaria (ne ha effettuati 2677), cifra che dimostra come i rossoneri si siano votati a Santa Ripartenza. I tre punti prima di tutto. «IBRIDI» Categoria formata da squadre che danno un colpo al cerchio del risultato e uno alla botte. Per storia e tradizione l’Inter va incasellata alla voce «risultatisti», ma quest’anno con la scelta di De Boer ha strambato e si è incagliata: mai affrancarsi dal proprio codice genetico. Il trapianto del gioco all’olandese è fallito e la scelta di Stefano Pioli va nella direzione giusta, del recupero dell’identità nerazzurra. Questo non significa che l’Inter ricomincerà da catenaccio e contropiede, ma che Pioli cercherà di restituire equilibrio al gruppo, specie a centrocampo. Squadre miste, attente al risultato e al gioco, sono Torino e Genoa. Il Toro ha il secondo attacco del campionato, ma 14 dei suoi 27 gol, più della metà, li ha concentrati in tre partite, i 51 contro Bologna e Cagliari, il 41 di Palermo, segno che Mihajlovic va forte quando siaprono le acque. Juric ha rimodellato il Genoa con una sorta di «gasperinismo» rivisitato e temperato, non a caso i rossoblù più o meno galleggiano a metà di ogni graduatoria di rendimento: sono noni per esempio per passaggi oltre la linea di centrocampo (2942). L’Udinese vive una fase di transizione dal «risultatismo» abortito di Iachini al gioco di Delneri, allenatore che per ragion di Stato si è fatto più prudente.Non appena avrà messo la classifica in sicurezza, Delneri proverà a divertirsi coi suoi stilemi offensivi. «GIOCOLIERI» Qui si entra nel luna park di coloro che antepongono il gioco a tutto, anche ai giocatori. Il numero uno del ramo è oggi Maurizio Sarri, tradito però da un paradosso: se avesse un giocatore, anzi, quel giocatore che se ne è andato alla Juve, la classifica del Napoli sarebbe molto migliore, forse eccezionale. Sarri col suo calcio intensivo si accampa nella metà campo altrui, il Napoli è primo per passaggi oltre il centrocampo (4300), ma con Milik infortunato fatica a raccogliere. Luciano Spalletti è l’altro specialista del genere «giocolieri», la Roma è entrata a regime come collettivo: è la squadra che tira di più in assoluto (238 tiri totali) e nello specchio (79 conclusioni in porta). La Fiorentina primeggia per possesso palla (59,35% contro il 59,21 di Inter e Napoli), ma tanto palleggio vale finora un mediocre 8° posto. La palma d’oro del gioco più scintillante oggi va all’Atalanta, chissà dove sarebbe Gasperini senza la falsa partenza. Se si guarda al passato prossimo, si resta di stucco: Atalanta capolista delle ultime sette giornate, con 19 punti, più uno sulla Juve. Chi dice che bel gioco e risultati non possano andare di pari passo?”. Questo quanto riportato su “La Gazzetta dello Sport”