L’edizione odierna della “Gazzetta dello Sport” si è soffermata sulle parole del giovane attaccante del Palermo Lorenzo Lucca, il quale non ha dubbi in merito alla volontà di vestire ancora la maglia rosanero: «So che siamo a buon punto – racconta –. Il mio agente sta trattando, ma sinceramente non conosco i dettagli. Mi fido di lui. I rapporti col club sono buoni, per cui sono convinto che presto definiremo tutto».
La sua priorità qual è?
«Rimanere a Palermo. Al mio agente ho detto “facciamo in modo di trovare una soluzione”. Io voglio rimanere».
Cosa la fa essere così determinato?
«Credo che Palermo sia una soluzione ideale per me. La società è seria ed ambiziosa, c’è gente competente e affidabile, da Mirri a Sagranola e Castagnini. E mi sono trovato benissimo, per cui…».
Rimanere con quali prospettive?
«Giocare il più possibile e diventare un protagonista in rosanero. Mi sento pronto».
La passata stagione un gol, all’esordio contro il Biancavilla in casa, in appena 3 spezzoni di gara. Pochi minuti per convincere l’ambiente e soprattutto per innamorarsi di Palermo. È andata così?
«Sì, sono stato fortunato a trovare il gol un quarto d’ora dopo il mio ingresso in campo. L’esplosione di gioia della curva nord è stato il momento più bello ed uno dei motivi per cui mi piacerebbe tanto continuare a giocare in rosanero».
Cosa l’ha colpito del Palermo e di Palermo?
«Tutto. La società,itifosi, lo stadio, l’ambiente, la città che è bellissima, i palermitani che sono allegri e disponibili».
E tra i compagni di squadra, con chi ha legato di più?
«Con Doda in particolare e poi con tutti i ragazzi più giovani. Tra quelli più esperti direi Sforzini, perché Nando è stato portato a Grosseto dal mio agente, e perché facendo il mio stesso ruolo mi dava spesso consigli durante gli allenamenti».
Quando era al Toro ha avuto modo di lavorare con Belotti. Le ha parlato di Palermo?
«Col Gallo ho fatto il ritiro dell’anno scorso, ma non abbiamo mai affrontato l’argomento Palermo. Invece, mi ha mandato un messaggio Corini, con cui
mi sono allenato qualche volta quando giocavo nella Primavera del Brescia. Mi ha detto che mi sarei trovato benissimo ed è stato vero».
È arrivato a Palermo, dal Torino, da svincolato.Come mai?
«Al Torino non mi trovavo a mio agio: ho chiesto di essere liberato e mi hanno accontentato. L’anno prima ero stato ceduto al Brescia in prestito. Ho fatto bene (16 gol in 18 partite nel campionato di Primavera 2, ndr) e secondo gli accordi il Brescia avrebbe dovuto riscattarmi, ma poi non so perché non lo hanno fatto e sono tornato in granata. A gennaio si è
presentata l’occasione di venire a Palermo e ho accettato».
I tifosi del Palermo l’hanno vista poco all’opera. Se dovesse autodefinirsi, che tipo di attaccante è?
«Sono un classico centravanti, anche se in passato ho giocato come seconda punta e talvolta perfino da trequartista. Ho un fisico possente e credo di essere anche abbastanza abile sotto il profilo tecnico. A Brescia mi accostavano spesso a Caracciolo, ma io – fatte le debite proporzioni – penso di essere più simile, come caratteristiche, a Dzeko, per esempio».
In che cosa ritiene di dover migliorare?
«Avendo 20 anni posso migliorare in tutto. Soprattutto, per quanto possa sembrare strano vista la mia altezza, nel colpo di testa. E poi, devo essere meno pigro nei movimenti senza palla».