“Neppure un marziano sbarcato in Inghilterra ad agosto avrebbe potuto immaginare il Leicester in testa alla Premier all’inizio del mese di febbraio e una sfida come quella di oggi in casa del Manchester City, la seconda contro la prima. Da queste parti, c’è atmosfera da giorno del giudizio, anche se una parte dei media ha dato ieri più risalto al balletto delle date per il quinto turno di FA Cup Chelsea-Manchester City – la gara dovrebbe slittare da sabato 20 a domenica 21 febbraio, con grande disappunto da parte di Pellegrini perché il 24 c’è la trasferta di Champions a Kiev – che al match dell’Etihad. Ma per fortuna c’è Claudio Ranieri, che ha regalato il titolo migliore di questa sfida, rispondendo a una domanda di un giornalista circa le possibilità del Leicester di conquistare il titolo: «Mi piacerebbe dire “Yes, we can”, come il presidente Barack Obama prima delle elezioni presidenziali del 2008, ma io non sono Obama». RANIERI Non è Obama, Ranieri, ma non è sicuramente Tinkerman, l’«aggiustatore» – come fu soprannominato ai tempi del Chelsea – e neppure bollito come si disse di lui dopo le sconfitte alla guida della Grecia. Il Leicester gioca il miglior football possibile con le risorse umane a disposizione. Ranieri ha calciatori veloci e sfrutta saggiamente queste caratteristiche. È il trionfo del buon senso – in difesa c’è la sana accortezza italiana –, dove l’umiltà e un ambiente sano stanno recitando un ruolo non indifferente. Ma c’è anche un copione talvolta di altissima qualità, come dimostrato da un’azione tutta di prima e a 100 all’ora con il Liverpool, che ha scomodato paragoni illustri: il Barça per intenderci. «Calma e piedi a terra – avverte Ranieri, reduce da un bagno di folla nel centralissimo mercato cittadino dopo il trionfo con il Liverpool -. I tifosi continuino a sognare ed è bello che lo facciano, ma noi dobbiamo pensare a lavorare e ad arrivare il più lontano possibile». PREVISIONI Secondo le proiezioni di alcuni giornali, il Leicester potrebbe concludere la stagione con 79 punti: considerato che il record del club in Premier è di 55, il progresso sarebbe incredibile. Ma il vero fatto straordinario sarebbe sbarcare in Champions: chiudere a quota 79 potrebbe essere poco per conquistare il titolo, ma ti può portare nell’Europa dei grandi, dove il Manchester City, fresco di investitura di Pep Guardiola, viaggia ormai in pianta stabile dal 2011. Quella del Leicester, in un calcio dove la Superlega non sembra più un’utopia, potrebbe essere non solo la più bella favola del terzo millennio, ma anche l’ultima. I fatturati, come racconta Sarri, marcano sempre più la differenza, anche se oggi il Leicester si presenta da primo della classe in casa di uno dei club più ricchi e potenti del pianeta. CIFRE Il confronto delle cifre è eloquente. Il probabile undici titolare del City in campo oggi vale 286,88 milioni di euro, mentre quello del Leicester 29,76. Il costo degli stipendi del Manchester City è di 279,48 a stagione, mentre quello della squadra di Ranieri 71,49. L’acquisto record dei padroni di casa è il belga De Bruyne – ora k.o. -, pagato 70,19 milioni al cambio attuale, mentre quello delle Foxes è Kramaric, 11,69, anche lui assente perché ceduto in prestito. La voce introiti della stagione 2014-2015 assegna 461,59 milioni al City e 136,62 al Leicester. Notevole pure il divario del portafoglio delle due proprietà: quello del sceicco Mansour è valutato in 22,09 miliardi, mentre quello del magnate thailandese Srivaddhanaprabha si ferma a 1,94. FRONTIERE Il Manchester City è un club in piena espansione e sta soppiantando nell’appeal locale i cugini dello United: l’accademia dei Citizens sta spopolando, mentre quella dei Red Devils è in piena crisi. Il Leicester sta però cercando di monetizzare questa stagione forse irripetibile. La città, da sempre una delle migliori piazze inglesi del rugby, sta rispondendo alla grande. Gli immigrati provenienti da India, Pakistan, Corea, Giappone, Thailandia e Cina – Leicester è la più asiatica delle grandi comunità del Regno Unito – rappresentano la nuova frontiera e le televisioni dei loro paesi di origine stanno producendo servizi in quantità industriale. I BOMBER La sfida dei bomber è il piatto migliore sul piano tecnico: Aguero contro il capocannoniere Vardy, 18 gol finora. Sono però da seguire anche il confronto «all Africa» Yaya Touré-Kanté, quello dei portieri Hart-Schmeichel, quello dei talenti Sterling-Mahrez e quello afroasiatico Iheanacho-Okazaki. Una spremuta di grande calcio, con due allenatori over 60. Uno, Manuel Pellegrini, saluterà a fine stagione. L’altro, Claudio Ranieri, è sulla buona strada per diventare l’Obama di Leicester. Yes, he can”. Questo è quanto si legge sull’edizione odierna de “La Gazzetta dello Sport”.