Gazzetta dello Sport: “Le intercettazioni: «Tre polpette dobbiamo mangiare… Ti do conferma». Così uno dei camorristi alludeva ai gol del match su cui scommettere parlando al telefono con l’ex avellinese Pini”
“Sono quattro i personaggi di maggiore rilievo che emergono dalle intercettazioni disposte dalla Procura napoletana nell’ambito dell’inchiesta sulle scommesse truccate. Due sono finiti in carcere, si tratta di Antonio Accurso, esponente del clan camorristico della «Vinella Grassi», e di Salvatore Russo, detto Geremia, affiliato allo stesso clan. Per gli altri due, invece, sono stati disposti gli arresti domiciliari. Si tratta di Luca Pini, ex giocatore dell’Avellino, e di Francesco Millesi, tesserato del club irpino nella stagione 201314, periodo a cui si riferisce l’inchiesta. Nell’indagine della Dda napoletana, risulta iscritto nel registro degli indagati, Armando Izzo, calciatore del Genoa e della Nazionale, nonché nipote del boss Salvatore Petriccione. Sono loro gli elementi chiave delle due partite combinate, Modena-Avellino e Avellino-Reggina. L’accusa per Pini, Millesi e Izzo è di frode sportiva aggravata e concorso esterno in associazione camorristica. Per frode sportiva è indagato anche un altro ex calciatore, Maurizio Peccarisi. INTERCETTAZIONI Le loro voci sono quelle che si ascoltano nelle decine di intercettazioni che raccontano come il sistema camorristico della «Vinella Grassi» abbia determinato il risultato delle due partite, mentre per altre due non era stato possibile avere un riscontro certo sul buon esito della richiesta. Il teorema era gestito da Antonio Accurso, fratello del capo clan, Umberto, quest’ultimo arrestato 13 giorni fa con l’accusa di essere stato il mandante dell’azione intimidatoria contro la caserma dei carabinieri di Secondigliano. In pratica, la richiesta di indirizzare il risultato delle partite, veniva richiesto da Antonio Accurso che incaricava l’affiliato, Salvatore Russo, di contattare Luca Pini che, a sua volta, contattava Francesco Millesi, attualmente giocatore dell’Acireale, al quale veniva proposta la cifra da dividere con i compagni. L’inchiesta verte sulle dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia, tra cui Antonio Accurso. Le sue confessioni hanno trovato riscontro nelle intercettazioni telefoniche. GOL MODENA Le dichiarazioni del pentito aprono ad un giro di scommesse così come ammette dinanzi al magistrato il 25 febbraio 2015: «Un giocatore dell’Avellino, e prima ancora della Triestina, Armando Izzo, è un nostro parente, essendo nipote di Petriccione Salvatore – dice Antonio Accurso –. Già quando militava nella Triestina, vi fu un abbozzo di combine in cui mio fratello Umberto, accompagnato da Pacciarelli Mario, andarono a Trieste sapendo che la società non pagava gli stipendi ai giocatori per vedere se si sarebbe potuto fare qualcosa, ma non ci furono riscontri». Poi, la dichiarazione che incastra il giovane difensore del Genoa. Secondo il pentito, il ragazzo accettò di aiutare il clan quando era all’Avellino: «Luca Pini fece venire anche Armando Izzo sul posto, valutammo la quota della partita e mi chiesero quanto potevo dare in contanti per compromettere la partita successiva, ModenaAvellino, che si sarebbe giocata il 17 maggio 2014. Io offrii 200mila euro, in base alla quota, che era alla pari; la sera successiva gli mando, tramite Luca Pini, 150mila euro». Cifra che poi verrà dimezzata, come spiega lo stesso Accurso: «L’allenatore dell’Avellino, contrariamente a quanto aveva annunciato nella riunione tecnica, decise di non schierare Armando Izzo, noi ci allarmammo e mandammo una serie di sms a Millesi tramite il solito Luca Pini. Il primo tempo finì 0-0, ma nell’intervallo Millesi parlò con il giocatore che era stato schierato al posto di Izzo, Peccarisi, e subito all’inizio del secondo tempo l’Avellino subì il gol e dalle immagini apparvero chiare le responsabilità dello stesso giocatore». TRE POLPETTE La discussione tra le parti avviene con un linguaggio teso a camuffarne i contenuti. Si parla di abbigliamento, di orologi (i genitori di Pini gestiscono una gioielleria) e di polpette (per intendere il numero di reti su cui scommettere). Di seguito la telefonata intercorsa tra Salvatore Russo, detto Geremia, e Luca Pini alla vigilia di Avellino-Reggina: «G: Fratello!! L: Oh, mi senti? G: Bello, tutto a posto? L: Si si… ma stai con…ma stai con l’amico mio? G: Non ho capito. L: Stai con l’amico mio? G: Si si! L: Eh…allora , io adesso…tra 10 minuti massimo no… G: Non ho capito… L: Tra dieci minuti massimo… G: Eh L: …ti mando la conferma! …e la conferma però è un po’ diversa. G: Si L: Mi senti?…ci dobbiamo mangiare…che ne so “tre polpette” ci dobbiamo mangiare! G: Che? L: Ci dobbiamo mangiare “tre polpette”…ho la pancia piena!! G: Ah L: Capito?…io adesso ti mando un messaggio.. ti mando un messaggio di conferma, aspetta proprio giusto 10 minuti. G: Va bene, ciao». PISACANE E SECULIN Tra gli interrogati, ci sono stati pure Fabio Pisacane, il giocatore che rifiutò 50 mila euro per combinare la gara col Ravenna, denunciando il tentativo di combine, e Seculin, il portiere. Dopo essere stati ascoltati dagli inquirenti, i due venivano registrati con intercettazioni ambientali. Pisacane si meravigliò di come Seculin fosse ancora lì, nella sala d’attesa. «Un macello fratè!». Il portiere gli spiegò che c’erano delle intercettazioni, non a suo carico, dalle quali emergeva che lui era stato avvicinato da alcune persone, cosa che, come ribadirà, non era vera. Seculin, tra l’altro, era preoccupato, perché temeva che nelle intercettazioni fosse finito anche il suo nome. «Ma da me non è venuto nessuno», tenne a chiarire al compagno. Ma Pisacane lo rassicurò: «Stai tranquillo, anche a me hanno chiesto se conoscessi delle persone e io ho detto “guardi, se domani mi dovesse venire in mente che conosco qualcuna di queste persone, verrò io qua a dirvelo”, perché io voglio stare tranquillo, cioè a me non me ne frega proprio niente”»”. Questo quanto si legge sull’edizione odierna de “La Gazzetta dello Sport”.