Gazzetta dello Sport: “Lazio-Bielsa addio al veleno. Il Loco: «Volevo sette acquisti»”
“Il dietrofront di Marcelo Bielsa è stato una secchiata di acqua gelida arrivata di buon mattino. Ma la tempesta era annunciata già dalla notte. Con una mail l’argentino ha rinunciato alla panchina della Lazio. Dimissioni alla vigilia del suo sbarco a Roma, che era fissato per oggi dopo vari rinvii. Infuriato il presidente Claudio Lotito. Una rincorsa per firmare un contratto in un labirinto di clausole nell progetto più ambizioso dei suoi 12 anni di gestione. La rottura arrivata dopo le tensioni culminate nelle ultime ore con scambio di mail fra Italia e Argentina. Sul sito del club, il comunicato aggiunge: «La società si riserva ogni azione a tutela dei proprio diritti». In riferimento a quell’accordo nato da una lunga trattativa. Il viaggio in Argentina del segretario biancoceleste Calveri per fissare l’intesa dopo i primi contatti in Italia. Il 30 giugno, il contratto di Bielsa e dei suoi collaboratori è arrivato per posta a Roma, come sostiene la Lazio. Due giorni dopo, controfirmato da Lotito, è stato depositato in Federazione (poi in Lega): particolare però annunciato solo mercoledì 6 luglio in un comunicato della società per far sapere che Bielsa sarebbe arrivato a Roma, «come da comunicazione ricevuta», alla vigilia della partenza per il ritiro di Auronzo. Quel «ritardo» nell’annunciare il contratto aveva sollevato quesiti e perplessità. Già da martedì la situazione era in picchiata. I continui rinvii alla partenza per Roma avevano portato nuove frizioni. Tra le ansie in casa laziale alimentate dalla pista per la carica di c.t. dell’Argentina, aperta per Bielsa dopo le dimissioni di Martino. Poi, tutto sembrava ricomposto: fatto il biglietto per arrivare a Roma alle 6,40 di sabato 9 luglio”.
SCONTRO “Giovedì notte, le tensioni sul fronte mercato sono diventate incandescenti. E qui si innesta la versione di Bielsa, attraverso uno stralcio della mail spedita alla Lazio, pubblicata da un giornalista argentino su Twitter. «Abbiamo preso, con i miei collaboratori, questa decisione perché in 4 settimane di lavoro congiunto con voi non abbiamo ottenuto nessuno dei 7 acquisti espressamente richiesti nel piano di lavoro approvato dal presidente Lotito. Tenendo in conto che era stato deciso di cedere 18 giocatori, l’arrivo dei rinforzi era necessario. Era stato approvato, come condizione necessaria del programma, l’acquisto di almeno 4 giocatori prima del 5 luglio. A questa data, non si era concretizzato alcun acquisto. Nonostante questo, il club ha reso pubblico il contratto che ci legava, malgrado questo non fosse praticabile senza gli acquisti. Mancando solo tre giorni al ritiro di Auronzo, questa decisione non era più procrastinabile. Per il mio stile di lavoro era fondamentale avere i giocatori in tempo e in forma per poterli allenare»”.
GLI ALTRI NO “I contatti con l’allenatore di Rosario erano stati avviati mentre Cesare Prandelli attendeva di esser convocato da Lotito per firmare il contratto con la Lazio dopo un’intesa verbale raggiunta il 23 maggio. E il 10 giugno l’ex c.t. azzurro, amareggiato, ha dichiarato su quel summit con Lotito: «Ci siamo incontrati e dati una stretta di mano, per me è un impegno morale e da allora aspetto e non parlo con nessun altro». Prandelli non ha poi trovato un’altra panchina: quelle sue parole risuonano pesanti dopo il voltafaccia di Bielsa. In fondo non è stata l’estate giusta per gli ex c.t. in transito da Formello. Compreso Jorge Sampaoli, argentino e allievo di Bielsa, già al timone del Cile. Era stato a cena con Lotito e Tare l’11 maggio: sembrava una candidatura per la Lazio. Poi Sampaoli è andato al Siviglia. Ma sono spuntati altri nomi: Frank De Boer, ex Ajax, Gasperini e Maran. Prima si era pensato pure a Mihajlovic. Inoltre, la Lazio ha ancora sotto contratto (per un’altra stagione) Stefano Pioli, esonerato dopo il k.o. nel derby. Da quel 3 aprile una panchina senza pace”. Questo ciò che si legge sull’edizione odierna de “La Gazzetta dello Sport”.