Gazzetta dello Sport: “L’AvVentura parte male. La Francia rovina la festa del neo c.t. Non basta Pellè-gol”
Una certezza aveva quest’Italia, la grande difesa che s’era esaltata all’Europeo e per poco non ci portava in semifinale. Marcature rigide e al millimetro, chiusure perfette, la cerniera Barzagli-Bonucci-Chiellini che si trovava a occhi chiusi come alla Juve, e Buffon miglior numero uno del torneo. Speriamo sia soltanto un caso, ma la «prima» del nuovo ciclo sembra essersi portata via il nostro reparto migliore. E non può essere soltanto la mancanza di Bonucci. Potrebbe essere l’estate che sta finendo, la necessità di assimilare nuovi concetti tattici, gli errori a ripetizione (non da lui) di Chiellini: ma su questa fragilità la Francia ha costruito il 31 eccessivo, forse, ma chirurgico, considerate le occasioni. Insomma, l’Italia di Ventura gli ha dato una bella mano. Confermando che al debutto, per noi, sono spesso guai: Prandelli, Donadoni, Lippi sono partiti male e, prima di Conte, l’ultimo successo risaliva a Zoff. La verità è che questo risultato conta fino a un certo punto: è la botta psicologica che potrebbe causare inconvenienti contro Israele lunedì. Perdere ad Haifa complicherebbe sì la storia del Mondiale.
DIVERSO DA CONTE Conte o non Conte? Si riparte dal vecchio c.t. come nomi, ma non è l’Italia di Conte questa, e si sapeva. È l’Italia di Ventura, uno dei c.t. con il compito più difficile degli ultimi tempi. Forse soltanto Donadoni era messo peggio, dovendo confrontarsi con un Mondiale appena vinto. L’impressione è che Ventura sia riuscito a trasferire solo alcuni dei suoi concetti calcistici, ma gli erroracci dietro abbiano fatto saltare il banco. Comunque l’Italia è diversa: rispetto all’Europeo, almeno, cerca più il possesso (60%), la manovra bassa, magari esagerando nei cambi di fascia quando non sarebbe necessario. Responsabilizzando di più il play, De Rossi, spesso nel gioco ma mai decisivo. Conte, senza l’asse Marchisio-Verratti, aveva preferito le verticalizzazioni, usando la mediana più in fase difensiva. Qui invece c’è più tentativo di costruire, ma la cifra tecnica non è altissima e si vede.
LE COSE BELLE Non tutto è da buttare. Il contrario. Di buono c’è la solita ripartenza Eder-Pellè che, guarda caso, coincide con il gol del temporaneo 1-1. Tutto in velocità, Candreva lancia sulla linea laterale l’italo-brasiliano che se ne va e mette al centro per Pellè, implacabile, all’ottavo centro azzurro. Contropiede e fascia destra, dove hanno agito i migliori interpreti della serata, più l’infaticabile Parolo. Questo è ok. L’altro aspetto positivo è stata la manovra accerchiante nella trequarti francese, con un bel giro palla e la possibilità di creare buone occasioni: solo che per farlo serve un pressing alto che non sempre riusciamo a creare. La Francia è stata più furba, coprendosi meglio, ripartendo senza troppa furia ma cercando la verticalizzazione con meno tocchi.
AHI CHE DIFESA! Negativa invece la difesa: anche se non sarebbe corretto addossare le colpe soltanto ai tre centrali del 3-5-2, perché gli equilibri sono collettivi, le responsabilità sono inequivocabili. Il primo gol francese di Martial è un «buco» di Chiellini sulla trequarti: non un errore in un lungo torneo, poi una svista così. Dopo il pari di Pellè, il 21 nasce da un altro equivoco in area, con Chiellini che si lascia sfuggire Giroud: ma il reparto non lo aiuta. Il 3-1 di Kurzawa, nel finale, è un vuoto nella zona di Rugani, debuttante, e la non perfetta posizione di Donnarumma, altro alla «prima». Il terzo debuttante, Belotti, in un quarto d’ora ha visto soltanto un «giallo». Sarà che con la Francia ne abbiamo vinta una sulle ultime 12, comunque 3 gol in 90’ dopo i 2 presi nelle ultime 7 gare sono un brutto segnale. Qui c’è da lavorare.
E ORA ISRAELE La Francia non si danna l’anima, il suo 4-3-3 è ordinato ma non furioso, Griezmann meno ispirato che all’Euro, ma Pogba, Giroud e Martial si sono accesi quando serviva. Con la protezione di Kanté e la bella prestazione difensiva di Koscielny. Il reparto arretrato non è sembrato impermeabile, ma l’Italia non è stata pericolosissima. Pellè, solito bel regista offensivo, non è stato preciso di testa. Neanche Candreva, pur se il suo primo tempo ha messo spesso alle corde Kurzawa. Un po’ sbilanciata a destra l’Italia che non ha tratto giovamento neanche dall’entrata di Verratti, sembrato comunque pronto per Israele. Con il parigino mezzala e Florenzi esterno sinistro più propositivo, forse qualcosa potrà sistemarsi. Ma a patto di non sbandare dietro. Ventura, lontano in questo da Conte, ha urlato molto meno in panchina: ma ora dovrà obbligare i suoi a un atteggiamento più grintoso. Perché Israele non sarà una grande squadra, ma fisicamente c’è”. Questo ciò che si legge sull’edizione odierna de “La Gazzetta dello Sport”.