Gazzetta dello Sport: “Lasagna al sapore di A, il Carpi vede la salvezza”
“Ha segnato a Inter, Roma e Fiorentina, ma Kevin forse ricorderà il gol di ieri come il più bello, il più decisivo. Forse il gol della salvezza: è presto per dirlo ma ieri 16° punto nelle ultime 10 partite il Carpi ha fatto un (altro) bel passo verso il suo paradiso. Kevin è Lasagna, quello che si alza dalla panchina e risolve: il più subentrato della A (26 volte), anzi dei cinque massimi campionati europei. C’è di più: in quei campionati solo Lewandowski (7) e Grosicki (6) hanno segnato più di lui scattando a gara in corso. E nessuno ha segnato più di lui nel Carpi: 12° minutaggio ma 5 gol, tutti ovviamente nel secondo tempo. QUASI HARAKIRI Castori se lo tiene lì, vicino a lui, e poi lo scatena quando serve. Ieri serviva, altro che. Perché era importante non prendere gol per la seconda volta di fila in casa al Carpi non riusciva da nove partite ma un pareggio sarebbe stato forse inutile. E sarebbe stato harakiri non sfruttare una superiorità numerica di un’ora abbondante, senza segnare in casa proprio ieri, visto che lì gli riesce da dicembre. Serviva Lasagna, dopo che Mbakogu aveva visto male e poi malissimo la porta due volte: al terzo tentativo Pasciuti ha trovato finalmente fuoco da accendere, una scintilla che Kevin aveva già fatto vedere 2’ prima, con una girata fulminante cancellata solo da Pelagotti. Serviva un attaccante con grandi motivazioni ma senza ansie, e il Carpi un po’ ne aveva: un conto è avere come confine su cui camminare quello fra l’arrivare decimi oppure quart’ultimi, come capita all’Empoli; altro è la paura per dover stare in equilibrio su un filo più sottile e scivoloso: o guardare il mondo ancora dalla A, o cadere di nuovo in B. MAL DI TRASFERTA L’Empoli, prima di inciampare nella quinta sconfitta consecutiva in trasferta, aveva dimostrato da subito testa più libera. E il primo tempo era stato il festival dell’incompiuto del Carpi: a metà di un guado, fra la volontà di attaccare anche i pali delle porte e le bandierine Castori dixit e l’obbligo di togliere ossigeno alle idee più qualitative dell’Empoli. Per suo vangelo, spesso il carpi fomenta il possesso palla altrui: ieri un po’ l’ha subito e un po’ l’ha combattuto. Mulinando il suo pressing per tenere il baricentro più alto, senza nove uomini dietro la palla, e provando a distribuire bene spinta e protezione sulle fasce: a destra ha attaccato da dietro con le sovrapposizioni di Letizia su Pasciuti; a sinistra ha lasciato libertà sulla corsia a Di Gaudio, protetto da Gagliolo. Ma è stato quando il teorico ago della bussola offensiva, Lollo, ha iniziato ad avere molta libertà dopo il rosso a Mchedlizde che si è vista la superiorità di organizzazione dell’Empoli. Se c’è un’identità di gioco, si vedono anche in dieci: nella capacità di coprire comunque bene il campo e usare gli spazi. Ma quando si è in 11 contro 10 e c’è cuore, si vede nella forza di riuscire comunque a schiacciare l’avversario, anche più forte. Castori lo ha ribaltato come un calzino, provando anche la carta 3412, e il Carpi ha rischiato (chance per Saponara, Pucciarelli e Mario Rui), ma finalmente anche cercato la porta non solo con colpi di testa sbagliati di molto (Mbakogu) o di pochissimo (Romagnoli). Insomma ci ha creduto come ci crede sempre Lasagna: difficile che la Juve gli faccia un regalo domenica, ma intanto se n’è fatto uno bello grande da solo”. Questo quanto si legge sull’edizione odierna de “La Gazzetta dello Sport”.