“C’era una volta una tartaruga che si trasformò in ghepardo. Signori, da oggi è tassativamente vietato accusare la giustizia sportiva di tempi biblici, procedure macchinose, sentenze a scoppio ritardato. Due giorni aveva impiegato la Corte di appello federale a pubblicare le motivazioni della sentenza Lanciano, poche ore in più ci ha messo il procuratore federale Stefano Palazzi a istruire un nuovo procedimento, stavolta contro il tesserato giusto, rimettere in fila tutti gli elementi e inviare ai diretti interessati l’avviso di conclusione delle indagini, preludio ai deferimenti: di Luca Leone, all’epoca dei fatti il direttore sportivo che faceva le funzioni dell’amministratore Di Menno, inibito, e, per responsabilità oggettiva, del Lanciano. Tempi strettissimi anche per l’audizione: Leone è stato convocato in Procura dopodomani, termine entro il quale va depositata la sua memoria difensiva. PRESSIONI INAUDITE La posta in palio è altissima. Ballano due dei tre punti che il Lanciano ha recuperato in appello, dopo che in primo grado aveva beccato un 5, sconvolgendo la parte bassa della classifica di B e, quindi, scombussolando la lotta per non retrocedere. Il tutto a due giornate dalla fine della regular season. È per questo che le pressioni esercitate in questi giorni su Stefano Palazzi potrebbero definirsi inaudite, nel senso letterale del termine: straordinarie. Il presidente federale Tavecchio aveva già esercitato, con successo, la sua moral suasion sulla Corte di appello, per avere il prima possibile le motivazioni della sentenza. Poi, ha chiamato in causa l’ufficio legale della Figc, che in poche ore gli ha fornito un parere inequivocabile: la sentenza di appello è sbagliata, non si può tollerare che una società, colpevole di una evidente violazione amministrativa (mancata certificazione alla Covisoc del versamento di contributi e ritenute), la faccia franca perché la violazione è stata erroneamente accollata al dirigente inibito e non a quello che all’epoca del fatto ne ricopriva le funzioni. Una norma comunque sbagliata, cui al termine della stagione si metterà mano, indipendente dall’esito della vicenda Lanciano. Anche il presidente della Lega di B Andrea Abodi, già scottato un anno fa dallo scandalo Catania, non è rimasto indifferente. Pubblicamente, dando la sua disponibilità a posticipare di almeno una settimana il playout (cosa che a questo punto appare scontata), e privatamente, ascoltando le lamentele delle altre squadre coinvolte nella lotta per la salvezza, soprattutto il Livorno di Spinelli, la Salernitana di Lotito, il Modena di Caliendo, che meditavano anche di inviare esposti in Figc. FURIOSO Il Lanciano, difeso già con successo dalla coppia ChiacchioDi Cinto, non starà a guardare. Al netto dei margini di manovra che avrà all’interno del procedimento – probabile che ci si affiderà al principio del ne bis in idem, cioè non poter essere giudicati e sanzionati due volte per la stessa azione –, dal club trapela la volontà di presentare un esposto in Figc e alla Procura generale del Coni per chiedere che fine abbiano fatto le indagini della Procura federale sulle sei squadre coinvolte nelle combine del Catania: Varese, Trapani, Latina, Ternana, Livorno, Avellino. A ben vedere, due sono impegnate con tutti gli scarpini nella lotta salvezza. Ad un anno dall’esplosione dello scandalo, con la società etnea condannata da mesi in via definitiva, che ne è di quelle indagini – si chiede il Lanciano – e del processo in cui sarebbero dovute sfociare, con tutte le eventuali ammende e penalizzazioni del caso? Come minimo, la provocazione del club abruzzese farà parecchio rumore. Già domani, in un’Assemblea che si annuncia infuocata”.