Gazzetta dello Sport: “Laboratorio Stellone. Tre moduli tanti cambi. Il Palermo è diventato vincente”
“Competenza e versatilità. L’universo di Stellone si è rivelato come un campionario di opzioni tattiche adattabili agli interpreti. Un laboratorio nel quale il tecnico ha alternato moduli e giocatori con una gestione sapiente: in sette partite ha utilizzato altrettante formazioni, senza mai perdere. Niente fondamentalismi, nonostante un inizio all’insegna del suo marchio di fabbrica. Fin dal suo esordio Stellone ha voluto imprimere una mentalità nuova ridisegnando la squadra con il 4-4-2. Utilizzandolo per tre partite della regular season l’allenatore romano ha voluto, più che altro, dare un segnale ben preciso alla squadra, cioè che sarebbe andato dritto per la sua strada, senza compromessi con i piani alti, con delle certezze che appartenevano al suo background e non frutto di accomodamenti. SEGNALI Un messaggio che il gruppo ha recepito con favore. Pragmatismo e verticalizzazioni, sono stati i due concetti base per provare a sperare ancora nella promozione diretta, ma c’è stato anche uno studio parallelo di soluzioni alternative nell’ottica dei play off. Ed è così che iniziata la metamorfosi tattica che ha portato al 4-3-1-2 nell’ultima di campionato a Salerno. Da qui è nata la formula play-off per il doppio confronto in semifinale con il Venezia che ha portato alla conquista della finale. Anche in questo caso Stellone tra la gara d’andata e quella di ritorno ha apportato dei cambiamenti passando al 4-3-2-1. La formula con il doppio trequartista nella gara di ritorno ha messo in crisi il meccanismo di Pippo Inzaghi. E quando si pensava che avrebbe affrontato con lo stesso disegno tattico anche il Frosinone è arrivata la mossa sorpresa del 3-4-1-2 che ha spiazzato anche i laziali. Tre marcatori, esterni alti per offendere, un trequartista e due punte. L’interpretazione migliore per una gara in cui il Palermo doveva vincere a tutti i costi e infatti così è stato GESTIONE Stellone ha saputo maneggiare l’organico in modo sagace, attingendo a piene mani dalla rosa che ha avuto di volta in volta a disposizione. Non ha forzato il rientro degli infortunati eccellenti, anzi li ha dosati in base alle strategie da adottare, ha rilanciato giocatori che sembravano smarriti, Rolando nel 4-4-2 e Trajkovski nel sistema con il trequartista sia singolo che doppio. Ha fatto anche scelte coraggiose, come sistemare Coronado sull’esterno di sinistra nel centro campo a quattro o affidarsi a Dawidowicz, l’altra sera contro il Frosinone, dopo il periodo vissuto con il ritiro pre Mondiale con la Polonia, durante il quale il Palermo non ha esercitato il riscatto del difensore con il Benfica. Ha usato polso nella gestione di Nestorovski limitando le sue bizze per giocare le due partite con il Venezia e resistendo alle pressioni di Zamparini. Quelle pressioni che nelle ultime due stagioni hanno fatto soltanto male al Palermo e delle quali anche Tedino è rimasto vittima. Stellone ha fatto a modo suo, lo ha schierato quando lo ha ritenuto opportuno e contro il Frosinone si è visto un Nestorovski diverso, quanto meno, per impegno. L’allenatore ha dimostrato di scegliere tirando dritto per una strada che sta portando il Palermo di nuovo verso la Serie A. Sabato dovrà decidere per l’ultima volta gli uomini giusti contro il Frosinone e quanto ha fin qui dimostrato lascia ben sperare”. Questo quanto riportato dall’edizione odierna de “La Gazzetta dello Sport”.