“E se Goldaniga non si fosse inventato il folle tacco dell’autogol? Sarebbe mai riuscita questa piccola Juve con poco senso e grinta a raccogliere altri tre punti e continuare al primo posto? Non c’è risposta, ma l’impressione è che, no, non ce l’avrebbe fatta. E che il Palermo avrebbe conquistato un pari tutto sommato giusto: pur viaggiando in terza classe come i passeggeri di De Gregori, col Titanic della retrocessione stampato addosso fin dalla prima giornata, e con una fatica del diavolo a tirare in porta, quasi quasi la squadra di De Zerbi è stata superiore per manovra, gestione, movimento. Non è chiaro quale sia, ma un inghippo in questa fase c’è: Dybala è stanco ma se non gioca non c’è regista, il doppio centravanti HiguainMandzukic diventa «mezzo» invece di spaccare, Pjanic è il peggiore nella posizione migliore, e anche Allegri non individua probabilmente tutte le mosse. Brutta Juve. Se con l’Inter il tecnico s’era spinto a paragoni poco lusinghieri con gli ultimi trent’anni, figurarsi qui. Insomma, tutto ciò considerato, questo 10 è proprio un grande successo. QUANTO MANCA DYBALA Su una cosa aveva però ragione Allegri: non sarebbe stato il Palermo di venti giorni fa. Non che De Zerbi abbia scoperto un Messi, ma probabilmente ha convinto i suoi che si può giocare alla pari con tutti. Anche con questa Juve che non ha armi per travolgere ostacoli in altri tempi superabili. E la prima cosa che risalta è quanto sia importante Dybala: pur sfiancato dal lavoro arretrato, pur senza gol, qualunque giocata dell’argentino può creare break, superiorità, occasioni. Ha ragione Allegri a dargli riposo, ma il finale avrebbe potuto concederglielo. Anche per non restare col fiato sospeso dall’10 sempre in bilico. Ma siccome Dybala ha diritto all’influenza pagata, come qualunque lavoratore, il problema si sposta: chi fa il gioco se lui non c’è? Risposta facile: toccherebbe a Pjanic. Ed ecco il nuovo problema. PJANIC COSA FA? Un passo avanti e due indietro per il bosniaco. Da mezzala nel 352, ruolo ok, Pjanic sbaglia partita, anzi ne resta fuori fin dall’inizio. Non un’invenzione, un passaggio che squarcia, un tiro: anzi il tiro sì, frettoloso come avrebbe fatto un debuttante, con il bravissimo Posavec fuori porta. Più una punizione centrale centrale. Pjanic ha anche bisogno di «parlare» di calcio con qualcuno, ma l’indiziato teorico, Khedira, è più in riserva di lui e limita i danni. Con il risultato che il terzo nodo bianconero, la coppia al quadrato MandzukicHiguain, finisce col farsi del male e pestarsi i piedi. I due non si risparmiano ma non c’è una manovra, non c’è la possibilità di trovarsi faccia a faccia con il gol. Il possesso sulla trequarti si esaurisce spesso in lanci alti e imprecisi, irraggiungibili, ben controllati da Gonzalez. BENE DE ZERBI Tutto questo discorso non può prescindere dalla bella partita del Palermo. Che con l’Inter aveva controllato «basso», con il Napoli era andato in barca, ma con la Juve non ha mai rinunciato al gioco. Voleva vincere De Zerbi, non pareggiare, a modo suo: con l’attesa, il buon possesso palla (4852 per la Juve), soprattutto una strategia tattica intelligente: il 3421 copre bene il campo e consente ai «2» (Diamanti regista avanzato a tutto campo e Chochev) di restare tra le linee e fare danno. Perché la Juve non ha collegamenti né mobilità. Il povero Lemina deve rincorrere chi scappa dal centrocampo e, quando prova a impostare, non trova movimento nei suoi senza palla. Belle statuine. Non è mai pericoloso però il Palermo: avesse avuto, per non far nomi, Borriello, avrebbe fatto male. Balogh imposta due bei contropiede, Aleesami spinge e spinge, ma Buffon non trema. CAMBI DI MODULO Rugani si fa male dopo 30’ e offre una chance tattica che sarebbe stata comunque obbligatoria: la difesa a quattro, con Cuadrado che aggredisce la fascia destra. Ma tutto questo avanti e indietro sfianca anche lui: anche perché teoricamente la Juve passa al 433, ma il colombiano disegna a volte un 532 con Dani Alves centrale, altre una sorta di 442, insomma idee non chiarissime. Higuain e Mandzukic si accentrano e un po’ si soffocano. No Dybala? E perché non Pjaca allora, il più simile, al posto di Mandzukic? Comunque, dopo il gol davvero casuale su tirocross di Dani Alves, subito ritorno al 352 nel quale però non c’è creatività. E c’è anche una parentesi in dieci quando esce Asamoah per infortunio. Se la condizione è questa, con la Dinamo un paio di forze fresche serviranno. Se la testa è questa, invece, il Palermo può davvero pensare alla salvezza: ha un gioco un po’ dispendioso, quel possesso in mezzo è a rischio aggressione, ma almeno c’è un’idea e la personalità. Una mezzala più tecnica di Jajalo avrebbe messo in difficoltà lo statico Khedira, ma giocare contro la sua mediana così densa non è facile. Poi, però, non è solo questione di gol: bisogna essere pericolosi. E qui non ci siamo ancora”. Questa l’analisi del amtch perso dal Palermo contro la Juve condotta da “La Gazzetta dello Sport”.