“Avviso ai naviganti: oltre a dover dirimere il caso Totti–Spalletti, la Roma ha da sbrigare una pratica tanto importante quanto decisiva per le ambizioni future del club. Si chiama qualificazione in Champions League, per la quale il 5-0 contro il Palermo – santificato dalle doppiette di Dzeko e Salah e dal gol di Keita – è stato una specie di toccasana, visto che ha consentito ai giallorossi (alla quinta vittoria di fila in campionato) di mantenere il passo della Fiorentina, scavalcando di nuovo l’Inter. Non basta, oltre alla vittoria più larga della stagione e alla rete inviolata per la prima volta nel 2016 all’Olimpico, fra i sorrisi c’è da registrare anche il ritorno in campo di Strootman, assente dal 25 gennaio 2015: un’eternità. Certo, a rendere il match quasi un allenamento ci pensa un modesto Palermo, che nelle ultime 5 partite ha raggranellato solo 2 punti. Nessuna sorpresa perciò che i rosanero (che non subivano almeno 5 gol in Serie A dal 2011) adesso siano a soli 3 punti dalla zona retrocessione, nonostante il ritorno in panchina di Iachini. TORNA STROOTMAN In avvio Spalletti punta su un 4-3-1-2 che vede Pjanic tornare nel ruolo di trequartista, con davanti Salah al fianco di Dzeko, mentre la mediana è imperniata su Keita, ai cui lati giocano Florenzi e Nainggolan (pronti a invertirsi in corso d’opera). Il Palermo – che schiera per la prima volta titolari i baby (classe 1997) Alastra e Pezzella – risponde con un 3-5-1-1 assai guardingo, in cui Brugman in cabina di regia prova a lanciare in profondità Gilardino e un Vazquez che galleggia tra le linee. In mediana però Hiljemark e soprattutto Jajalo soffrono il dinamismo giallorosso e così la retroguardia, messa sotto pressione, denuncia enormi limiti tecnici. Ne consegue che, dopo i primi venti minuti in cui la squadra sembra subire i riverberi psicologici del caso Totti, si susseguono al tiro Florenzi, Keita e Salah, anche se l’errore più clamoroso si consuma al 28’, quando dopo una palla persa dell’impacciato Struna, Dzeko riesce a sbagliare a porta vuota. Il bosniaco e l’Olimpico paiono sotto choc, finché lo stesso centravanti due minuti dopo, su nuovo errore di Struna, non batte Alastra. È la fine di un incubo per lui e per tutta la squadra, che lentamente ingrana colpendo anche un palo su punizione con Pjanic al 35’, mentre il Palermo si scioglie, facendo annotare solo un tiro in porta (Jajalo al 31’). MATTANZA La mattanza vera e propria però avviene nella ripresa, inaugurata da Maicon con un tiro alto. Nel giro di undici minuti (dal 7’ al 17’) la Roma segna tre volte: prima con un tiro di puntata in area di Keita su azione nata da angolo, poi con una doppietta tagliente di Salah; nel primo caso l’egiziano realizza su assist di Dzeko (15’) e nel secondo invece grazie a un sinistro a effetto da posizione impossibile, dopo che l’uscita di Alastra l’aveva fatto allargare sulla destra (17’). Inutile dire che al Palermo a nulla valgono i cambi di modulo seguiti agli inserimenti di Trajkovski (3-4-2-1) e Maresca (4-4-1-1), a cui risponde Spalletti con altrettanti variazioni propiziate dal primo cambio del Palermo (e passa al 4-2- 3-1) e dall’ingresso di Strootman (4-3-3), accolto da un’ovazione. Per rendere completa la festa, insomma, occorre solo la totale redenzione di Dzeko, che puntuale avviene al 44’ quando il bosniaco, su assist di Perotti, chiude di testa il pokerissimo. Morale: se un Palermo in versione balneare farà bene a preoccuparsi in chiave salvezza, la Roma invece lievita e irrobustisce la propria candidatura al terzo posto. Che gli psicodrammi sotto sotto facciano bene?”. Questa è l’analisi di Roma-Palermo condotta dall’edizione odierna de “La Gazzetta dello Sport”.