“La bomba atomica è dunque esplosa, come aveva detto giorni fa l’immaginifico Eugenio Corini per spiegare la vita dolente di un allenatore del Palermo. E’ esplosa e la sua squadra è andata in macerie, lasciandolo sempre più solo. Delegittimato da tempo da Zamparini, il tecnico ha le ore contate. IL CROLLO Sono almeno due i bombardieri che sganciano la bomba: Matri, due gol e Berardi, due assist, ma anche il resto del Sassuolo partecipa attivamente all’operazione salva campionato. Eppure il Palermo comincia bene, va in vantaggio (Quaison dopo pregevole tacco di Nestorovski), per una ventina di minuti gioca un buon calcio. Poi incassa il paricon il primo di una lunga serie di sbagli difensivi e si scioglie in fretta nelle sue paure, perdendo le briciole di autostima e ottimismo messe da parte fino a quel momento. Corini sceglie un modulo offensivo e qualche colpe del disastro le ha pure lui: dopo tre mesi scongela Vitiello, il peggiore, per tenere in piedi la difesa a 3. Chiede a Henrique, un palleggiatore non uno «svangapalloni», di proteggere la difesa, ma la diga è gracile e crolla in fretta, visto che Ricci fa quello che vuole dietro Matri. «Abbiamo cercato di giocare con coraggio», spiega il tecnico alla fine, e questo, visto la classifica, può essere un merito più che un’aggravante. Gli erroracci hanno però avuto effetti devastanti sui già delicati equilibri generali. Le mosse del secondo tempo hanno avuto solo un effetto palliativo: Diamanti accanto a Quaison, poi Diamanti trequartista dietro due punte di ruolo. I numeri sono impietosi e cancellano il discreto impatto avuto da Corini: 8 punti dalla quart’ultima, solo 5 nelle ultime 15 giornate durante le quali una difesa gruviera ha preso una media di oltre due gol a partita. RIECCO BERARDI Il futuro di Corini copre il presente del Sassuolo, che torna a vincere dopo aver raccolto solo un punto in 4 gare. Decimata dagli infortuni e stremata dall’Europa League, la banda Di Francesco ritrova se stessa nei modi e nei tempi giusti. Il tecnico conferma il 4231 visto col Toro: mossa giusta, il modulo è garanzia di equilibrio. Aquilani («Visto che non è finito?») e Mazzitelli mediani, Ricci al centro della linea di trequartisti con la liberta totale di spaziare e infatti spesso e volentieri va a destra per alternarsi a Berardi. Più tardi, prova Defrel al posto di Ricci con la versione più offensiva del 4231, già sdoganato altre volte e ufficializzato contro il Toro, per chiudere con l’amato 433. Un segnale del tipo: non sono schiavo delle mie idee, sono pronto a cambiare. A sfruttare al meglio la ritrovata creatività di Berardi sono Matri (taglio e gran tiro da fuori) e Ragusa (taglio e pallonetto), ma le incertezze altrui rendono tutto più facile. Nel secondo tempo non c’ storia: ancora Matri e Politano. Di Francesco applaude Berardi al rientro da titolare dopo oltre quattro mesi per un lungo e tribolato infortunio («Quando ce l’hai, te ne accorgi») e parla di un campionato particolare che in pratica ricomincia da zero: «Cerchiamo di prendere meno gol, tanto qualcuno riusciamo sempre a segnarlo».”. Questo quanto si legge sull’edizione odierna de “La Gazzetta dello Sport”.