“Questa Juve è peggio di Django: nel suo ranch non perdona. Sesto successo di fila in campionato e ventinovesimo allo Stadium, temporaneamente +10 in classifica sulla Roma. Una superiorità impressionante, anche cambiando diversi interpreti e tre moduli in 90’. Su tutti Dybala che scatena una furia a lungo repressa nella stagione fin qui bella ma non esaltante: ieri però, alla sua derelitta «ex», due gol, un palo e un assist. Il 41 annichilisce un Palermo ormai disperato. Sono anche quattro avvisi al Porto che, se mai avesse avuto dubbi, adesso lo sa: se vuole qualificarsi ai quarti deve dare tutto in casa, mercoledì, nell’andata. Altrimenti a Torino sarà dura. Una situazione psicologica, prima che tattica, che teoricamente potrebbe dare una mano alla Juve se si apriranno spazi interessanti. In più, per Allegri, il ritorno al gol di Marchisio dopo 643 giorni e il centro di Higuain che, per una notte, è di nuovo capocannoniere solitario con 19 centri, come ai tempi del Napoli. E pazienza se, dopo 13 gol di fila e 5 partite a porta blindatissima, è arrivato il gol di Chochev nel recupero: anche là dietro sono umani. LA LEGGE DEI PRIMI MINUTI Non era il Palermo il test per valutare la tenuta della «nuova» Juve col 4231, ma resta l’immagine di una squadra che prende tutto sul serio: un’eliminazione diretta di Champions come una partita di campionato contro una squadra inferiore di parecchie categorie. Non ci sono Mandzukic (fuori) e Cuadrado (panchina)? Allegri non cambia idea tattica e ripropone il 4-2-3-1 con Sturaro a fare il Mandzukic a sinistra e Pjaca sulversante del colombiano. Non è la stessa cosa, anche se basta e avanza per la difesa del Palermo che non oppone neanche la resistenza attiva dell’andata: dopo 13’ è già 10, gol di Marchisio, mentre Dybala ha centrato il palo su punizione. La legge dei primi minuti, nei quali il risultato è messo subito in sicurezza: 11 gol nel primo quarto d’ora. Schierato con un 433 che diventa presto un 451, il Palermo non fa però barricate e addirittura arriva al tiro con l’irriducibile Nestorovski e con Balogh. Ma anche la difesa – senza Lichtsteiner, Chiellini e Alex Sandro – non è la solita. Prima del riposo Dybala, poi, s’inventa il 20 su punizione. Potenziale miglior giocatore di Serie A, l’argentino è ora chiamato al salto europeo: difficile che possa essere la stagione di Messi, tra Liga e Champions, e quindi la lotta alla successione è aperta. Una lotta che passa per le coppe e alla quale potrebbe partecipare anche Higuain, centro numero 12 nelle ultime 10, ormai esaltato dalla nuova realtà tattica. Nel secondo tempo Dybala dà l’assist del 30 a Higuain e si vede ricambiare il favore nel finale: il 40 è bellissimo per quanto è voluto. I gol in campionato diventano 7 ma quello che impressiona è lo «score» totale: in 52 gare con la Juve, Dybala ha segnato 26 reti e dato 13 assist, entrando quindi in 39 gol. E giocando ieri da seconda punta, ma con movimenti un po’ più in verticale. All’opposto Pjaca: il croato non trova il dribbling in profondità e va a sbattere sul marcatore, oppure fallisce l’appoggio e un po’ si deprime. Probabilmente per lui è meglio il 433 partendo da destra, modulo che Allegri schiera per una ventina di minuti con Sturaro mezzala, per poi tornare a un 442 che presto si ritrasforma in 42-3-1. Ma siamo onesti: per molti minuti quello col Palermo è sembrato più che altro un allenamento. POVERO PALERMO E non si capisce cosa possa fare Diego Lopez per recuperare una situazione che pare ormai scritta. Noi insisteremmo sull’ungherese Balogh, che è acerbo ma ha numeri, incoscienza e fisico per imparare presto e bene accanto a Nestorovski. Il connazionale Sallai è ancora meno pronto. Il centrocampo però è senza un’idea, tre mezzali che avrebbero bisogno di un play, e la difesa preoccupante: Posavec non fa papere ma neanche miracoli. Paradossi del pallone: Lopez non sa chi schierare, Allegri in Champions farà fatica a rinunciare a uno tra Marchisio, Khedira e Pjanic, forse quello più a rischio considerato il centrocampo dei portoghesi. Ma più importante sarà ricucire con Bonucci, ieri 300 con la Juve, dopo la litigata in campo. Non il primo «contrasto» tra il tecnico e i suoi giocatori in stagione. Ma finché si vince…”. Questo quanto riportato dall’edizione odierna de “La Gazzetta dello Sport”.