Gazzetta dello Sport: “Italia vs Ibra, tutti per uno – le probabili formazioni”

“Ibrahimovic più altri dieci, questa è la Svezia. Situazione simile nel Galles: Bale e Ramsey più altri nove. Oggi sarà Italia-Ibra, non ItaliaSvezia. Lo sanno tutti, gli svedesi più degli altri, che senza Zlatan la Nazionale in giallo non sarebbe entrata nel primo Europeo allargato a 24 squadre. Maledetto è il destino del fuoriclasse che nasce in un Paese di terza fascia calcistica: mai vincerà un Europeo o un Mondiale, eppure gli tocca andare. Nell’Irlanda del Nord degli anni Sessanta, George Best faceva quel che voleva: saltava allenamenti, dormiva fino a tardi, svuotava bottiglie. I compagni però supplicavano i c.t. di turno perché non lo punissero: «Mister, senza Best non avremmo una chance». QUALCHE NUMERO Nelle qualificazioni a Euro 2016, Ibra ha segnato il 58% dei gol della Svezia (11 su 19) e ha effettuato il 36% dei tiri in porta (21 su 59). Non tutto va benissimo. Sempre nelle qualificazioni Zlatan è stato il giocatore che ha tirato di più su punizione diretta, ma su 17 tentativi ha fatto centro un’unica volta, ed è stato pescato in fuorigioco per 12 volte: soltanto lo svizzero Seferovic è riuscito a combinare di peggio (14). Cifre da cui deduciamo che oggi non sarà un grosso problema concedere un calcio piazzato, anche se la legge dei grandi numeri è una bestia infida, e che ai nostri difensori basterà salire con modi e tempi giusti per lasciare Ibra in balia di una bandierina. IL FORNITORE Per fermare Ibrahimovic può essere utile ostruire le linee di passaggio tra lui e i compagni. Contro l’Irlanda lo svedese che più si è interfacciato col capo è stato Kim Kallstrom, interno sinistro di centrocampo. Kallstrom ha servito a Zlatan otto palloni e ne ha ricevuti indietro cinque. I report sulle euro-qualificazioni confermano: negli incontri verso Francia 2016 sono stati 55 i passaggi o i lanci di Kallstrom a Ibra, nessuno ha fatto di più. Kallstrom ha 33 anni, uno meno del suo capitano, e i due quasi coetanei hanno condiviso tante partite in Nazionale. Il rifornitore principale di Ibra ha legato la sua carriera al Lione, dove ha giocato dal 2006 al 2012. Oggi sta al Grassopphers, in Svizzera. Alto e un po’ lento, ha però grande esperienza. In massima parte toccherà a Parolo – che se lo ritroverà davanti sulla scacchiera – ingarbugliare i suoi dialoghi col boss, però anche Eder può contribuire con le sue pressioni. Si parla di un tenace scandinavo, con fisico massiccio, che sa a memoria come e quando servire il suo dieci. Ibra ha sulle spalle il numero dei fuoriclasse e Kallstrom, a onta del ruolo, porta il nove. Forse è un caso o forse i due vogliono sottolineare il filo rosso, anzi giallo, che li lega.  MONOTEMATICI Ibra cerca spesso la palla, arretra per prenderla. Per il resto, i flussi di gioco verso il 10 giallo non sono variegati, ma monotematici. Il lancio pro Zlatan – non solo quello di Kallstrom – è la soluzione più gettonata, a tratti l’unica risorsa. Anche il portiere Isaksson contribuisce con rinvii Ibra-mirati ed è su questi spioventi che bisognerà fare attenzione. Il sistema è un 4-4-2 basico, molto nordico, tutto ordine e fisicità. Neppure bisogna dire a chi è delegato il 90 per cento della fase offensiva, tanto lo sapete già. Attenzione alle palle inattive: la Svezia manda cinque spilungoni a saltare, due al limite dell’area. L’incornata da corner sembra l’unico vero pericolo a prescindere da Zlatan. C’è una tale «ibritudine» nell’aria da fare gli scongiuri, in questi casi di solito arriva il golletto dello «sconosciuto» che non ti aspetti. Tocchiamo ferro (e altro)”. Questo quanto si legge sull’edizione odierna de “La Gazzetta dello Sport”.