“Non saranno le ultime risposte, ma Antonio Conte si aspetta che siano vere. Se Malta e la Scozia hanno sciolto dubbi (quelli residui: sugli uomini da portarsi in Francia), Verona e la Finlandia potrebbero iniziare a consegnare certezze. Manca una settimana al debutto europeo contro il Belgio: presto, molto presto, sarà il momento di scegliere la prima Italia, di darle un volto che abbia nomi certi come i lineamenti che il c.t le sta disegnando. Presto sarà l’ora di non avere rimpianti e neanche un briciolo della nostalgia canaglia provata ieri. A Conte durerà il giusto, e da sensazione anche dolce si trasformerà in brivido. Intenso come il pensiero che il c.t. confessa di aver avuto ieri «quando ho lasciato la mia stanza di Coverciano, dove ho vissuto e ho fatto gli onori di casa per due anni. Io mi affeziono alle situazioni: anche se cambio, una parte di me resta sempre dove sono stato». E anche se non c’è stato sempre e solo bene, «alla Nazionale posso dire grazie, e basta. Come a tutti i club che mi hanno scelto. Sedere su questa panchina mi ha completato, mi ha insegnato a ottimizzare anche i mezzi secondi di tempo a disposizione». I GIUSTI MECCANISMI Il brivido, adesso, sarà farsi dire grazie per dove riuscirà a portare questa Nazionale all’Europeo. Che dopo l’amichevole di stasera sembrerà ancora più vicino. «Devo verificare se prosegue la crescita che ho visto negli allenamenti e per questo ci saranno dei cambiamenti di formazione rispetto all’amichevole con la Scozia di domenica scorsa, ma non così tanti. E’ il momento di cercare i giusti meccanismi, di capire se il lavoro è stato assimilato, dal punto di vista tecnicotattico, ma anche fisico. Dopo due settimane e mezzo di allenamenti, a una settimana dal debutto arriviamo come dovevamo arrivare: c’è chi si è presentato stando meglio e chi peggio, chi era infortunato e chi aveva giocato meno, ora i giorni che mancano serviranno per portare tutti al massimo». Poi c’è un terzo punto di vista che sta molto a cuore del c.t. ed è quello mentale, ma lì ha già avuto buone risposte: «Però dobbiamo sapere che da qui in avanti sarà sempre più dura: bisogna farsi trovare pronti». A SPECCHIO La frontiera è nota: un’Italia che vorrà fare sempre la partita. «E’ un’idea di gioco che sta coinvolgendo tutti e sta diventando interessante: vogliamo costruirci le nostre fortune». A prescindere da chi avremo di fronte. Che sia il Belgio, oppure la Svezia teoricamente non così dissimile dalla Finlandia da affrontare stasera: «Teoricamente, perché in realtà da due partite a questa parte ha giocato con un sistema molto difensivo. Ci aspetta una gara da giocare con grande pazienza, per creare situazioni da gol senza farli ripartire: dovremo essere bravi a difendere anche con 60 metri alle spalle». Un problema che più difficilmente avremo con il Belgio, di cui si ipotizza ma è tutto da vedere un adeguamento tattico al 352 azzurro. E qui il brivido di Conte è d’orgoglio, molto più che di nostalgia: «Abbiamo notato che chi ci affronta tende a mettersi a specchio su di noi, e questo mi fa pensare, visto che non sarebbe la prima volta. Se c’è chi si snatura per giocare contro di noi, vuol dire che per noi ha rispetto tecnico tattico: qualche problema lo creiamo, qualche timore lo diamo… Di sicuro noi abbiamo quella nostra idea di calcio e proseguiamo sulla nostra strada». SQUADRA, NON SELEZIONE E’ la strada di una nazionale che «non sarà mai selezione, ma sarà sempre squadra. Con i suoi sistemi, ma soprattutto i suoi principi, che vanno al di là dei semplici numeri: non conta solo come una squadra si dispone, m a c o n quanti uomini attacca, con quale intensità e aggressività, come va a riconquistare il pallone». Sono due anni che fa gli onori di casa così, con chi arriva a Coverciano”. Questo quanto si legge sull’edizione odierna de “La Gazzetta dello Sport”.