L’edizione odierna de “La Gazzetta dello Sport” si sofferma sull’Italia di Mancini con il ct che dovrà dire addio ad alcune pedine della sua rosa.
Adesso è ora di cambiare faccia all’Italia: quanto necessario, non meno del necessario. Quello che abbiamo pensato tutti, giovedì sera, lo ha pensato anche Roberto Mancini e non servivano sforzi particolari per leggere anche questa presa di coscienza dietro le facce scure di casa Italia. Quella un po’ smarrita del c.t., quelle severe dei federali, quelle perplesse dei giocatori, soprattutto gli esclusi più o meno a sorpresa. Quando si perde, e si perde per valutazioni sbagliate ed errori dichiarati, certi malesseri vengono a galla più facilmente: principio di Archimede a parte, dipende da quanto pesano certe insoddisfazioni. Su cui si farà un ulteriore punto più approfondito dopo questa Nations League.
Nuova linfa Intanto non serviva chissà quale esegesi per leggere anche questo messaggio ai naviganti (compreso se stesso) nelle parole della feroce autocritica di Mancini per la sconfitta contro la Spagna. Quanto sarà necessario cambiare, lo deciderà lui con le sue prossime convocazioni e le sue scelte: anche quelle per l’inutile “finalina” di domani contro l’Olanda, perché no. Che si debba cambiare non meno del necessario lo dice la logica che sta dietro ad un progetto di rinnovamento. Che lui per primo ha elaborato, descritto come necessario, e per ora lasciato (ad andar bene) a metà. Il progetto di un’Italia con nuova linfa: per gente fresca, motivata, entusiasta.
Però adesso serve anche altro, oltre agli assenti giustificati. Serve accelerare la ricostruzione. Andare oltre impone anche scelte difficili, ma in questo potranno dare una mano a Mancini i giocatori stessi. Leo Bonucci, un capitano che alla Nazionale in 121 partite ha offerto un rendimento altissimo e un grande esempio di appartenenza, con obiettività e senso di responsabilità è stato il primo, già giovedì sera, a dire che sarà necessario riflettere. Più che gli errori contro la Spagna, è stata l’ultima stagione, seppur condizionata da vari fattori, a dire che il futuro è di altri.
E sarebbe lui il primo a considerare riduttivo un ruolo da “chioccia” nello spogliatoio. Ne parleranno serenamente, lui e Mancini, ma nel reparto le alternative ci sono, anche se non tantissime e non tutte di sicura prospettiva. Per questo Darmian e Toloi, che pure per età non si possono considerare giocatori con vista sul futuro, al momento non vanno ancora considerati sicuri uscenti. Ma il c.t. parlerà anche con Immobile: lo ha già fatto quando era stato Ciro a spargere dubbi sul suo futuro in Nazionale. Oggi Retegui chiede spazio e merita di averne. Non c’è la fila per entrare in concorrenza con l’italo argentino, ma non sembra quello con il laziale l’eventuale ballottaggio più utile per le esigenze di Mancini.