“E finalmente vediamo questo 4-2-4 dall’inizio. Vediamolo contro un’Albania non di primissima categoria, numero 54 del ranking mondiale, ma infinitamente più vera – e tatticamente molto più italiana – del Liechtenstein con il quale il nuovo sistema di Ventura ha già debuttato dal 1’. Vediamo questa linea d’attacco con Candreva, Belotti, Immobile e Insigne, tre punte effettive più l’interista multiuso: in teoria non regge l’accusa di un 4 42 mascherato, poi naturalmente dipenderà dall’interpretazione in campo. I nostri rivali hanno mille motivi – tecnici, storici, sociali, personali – per ingaggiare contro gli azzurri la sfida della vita, la prima da tre punti. Se non bastasse, Gianni De Biasi, c.t. «avversario», è stato in ballottaggio con Ventura per la successione a Conte. Ma oggi niente affetti, rimpianti e nostalgie. Che l’Italia faccia l’Italia: servono 3 punti per continuare il testa a testa con la Spagna (al momento sfavorevole per differenza gol), tentando di evitare i playoff. E servono risposte per un modulo che potrebbe sembrare azzardato: ma si pensava lo stesso dell’M5S (modulo 5 stelle) di Allegri.
DOLORI ALBANESI Italia e Albania, così lontane ieri e così vicine oggi, si sono affrontate soltanto una volta, pur con una semplice striscia di Adriatico a separarle: quel novembre 2014 a Genova, c.t. Conte, in tribuna c’erano più ospiti che padroni di casa, chissà oggi in uno stadio esaurito, 32mila spettatori. Sembra una vita fa perché quell’Albania, allora entusiasta e inconsapevole, conquistò l’epocale qualificazione all’Europeo. Dove, avesse avuto più esperienza nei minuti cruciali, non si sarebbe fermata ai gruppi. Al ritorno dalla Francia, però, s’è avvertito qualche dolore di crescita: se lo 0-2 con la Spagna rientra nei giochi, lo 0-3 interno con Israele ha un po’ ribaltato gli equilibri del gruppo. Sulla carta meglio per noi, perché stasera la Spagna potrebbe faticare un po’ contro israeliani motivatissimi (ma meglio non illudersi). L’Albania doveva essere la terza forza del gruppo: le resta forse l’Italia per recuperare questo ruolo.
EQUILIBRI DEL 4-2-4 Scherzando ma non troppo, De Biasi ha detto agli amici che è come «andare con la fionda contro armi automatiche», sottolineando la differenza tra le due nazionali. In questi giorni ha studiato un sistema sicuramente difensivo, un 4-5-1 tendente al 4-1-4-1: con Kukeli, centrocampista centrale, che andrà ad abbassarsi tra i difensori temendo l’urto della coppia Belotti-Immobile. Per forzare questo comprensibile atteggiamento cautelativo, e non rischiare l’inferiorità in mezzo, l’azzurro più importante potrebbe essere Candreva, al quale Ventura chiederà a destra quel doppio ruolo cui è abituato: affondi con cross e ritorno in copertura. Sull’altro fronte sarà più difficile pretendere lo stesso da Insigne, chiamato a confermare le belle cose di Napoli: dribbling, tagli al centro e, perché no, gol. In mezzo il «vecchio» e l’ex «giovane», De Rossi e Verratti, con il romanista necessariamente bloccato a supporto di Bonucci (altro play) e Barzagli, e con il parigino a impostare veloce e di prima.
TRAINING AUTOGENO Dall’interessante 0-0 con la Germania in amichevole, a novembre, sono stati tre mesi intensi per Ventura, pur non giocando. Stage della «sperimentale», giovani emersi più o meno all’improvviso e subito accolti (Gagliardini, Spinazzola, Petagna, quel Chiesa che non tarderà a bussare), un progetto a lungo termine che sta delineandosi e un’idea di 4-2-4 legata all’abbondanza di esterni: senza – speriamo – rinunciare all’alternativa di un 4-3-3, il giorno che Marchisio sarà recuperato e Gagliardini pronto all’uso, e senza dimenticare quel 3-5-2 sempre utile in tutte le emergenze. Comunque il 4-2-4 non è una novità assoluta: s’è visto nell’assalto finale disperato e vincente in Macedonia, e anche Conte l’aveva sperimentato prima di blindarsi con la BBC dietro. Si può fare. Sono stati mesi di training autogeno, ci siamo «caricati», qualche frase sulle sorti magnifiche e progressive poteva essere attenuata: ma avevamo bisogno di allontanare lo spettro di una decadenza irreversibile. Adesso però – con tutti i rischi legati all’età (la media Ventura è poco sopra i 27 anni) e agli esperimenti tattici – c’è da confermarsi e fare risultato.
VERSO SPAGNA-ITALIA Secondo le statistiche, l’Italia nelle qualificazioni è una macchina con pochi punti deboli. Tra Europei e Mondiali siamo a 54 partite senza sconfitte (40 successi e 14 pari, l’ultimo k.o. il 3-1 in Francia, settembre 2006, ancora barcollanti dopo Berlino). Contando solo la Coppa del Mondo, la striscia di imbattibilità è di 31 gare (21 vittorie e 10 pari). Non manchiamo un Mondiale dal 1958, ma un gruppo con la Spagna testa di serie non capita tutti i giorni. Il 2-0 all’Europeo ha esorcizzato i fantasmi della loro invincibilità, ma il serbatoio del c.t. Lopetegui pare inesauribile. Partivamo in svantaggio e lo siamo ancora, se gli spagnoli non inciampano oggi con Israele o in estate in Macedonia. L’Italia, dopo l’Albania, a giugno ritrova il Liechtenstein. Quindi è probabile che tutto sia rimandato allo «spareggio» del 2 settembre, Spagna-Italia, con un solo risultato a disposizione degli azzurri. In caso negativo sarebbero playoff: lo scenario delle «seconde» è ancora indefinibile ma, se al sorteggio dovesse contare il ranking per le teste di serie, i teorici avversari non dovrebbero essere impossibili. Però a novembre, mese designato, è sempre meglio una bella tournée amichevole”. Questo ciò che si legge sull’edizione odierna de “La Gazzetta dello Sport”.