Gazzetta dello Sport: “Italia, cuore immenso. La Germania mondiale ci batte solo ai rigori”

Non c’è un’altra Italia-Germania nella storia. I tedeschi battono la maledizione, ma soltanto ai rigori: una serie infinita di 18 tiri dal dischetto, soltanto 11 dei quali messi dentro. Finisce così, dopo quasi tre ore, senza perdere in 120 minuti, l’avventura degli azzurri all’Europeo. In semifinale, contro Francia o Islanda, va la Germania sempre più grande favorita. Perché difficilmente troverà una squadra che la fa soffrire, e non la fa giocare, come l’Italia. Vince cambiando il suo gioco, inserendo un difensore in più per mettersi a specchio o quasi, ma non è super: Ucraina, Nord Irlanda e Slovacchia non erano Belgio e Spagna, e quando s’era trovata di fronte la Polonia era stato pari. L’Italia esce perché sulla sua strada ha trovato il meglio: ha superato belgi e spagnoli, ha pareggiato con i tedeschi avendo la forza di recuperare l’1­0 di Özil con il rigore di Bonucci per l’1­1 finale. Poi, dal dischetto, Zaza e Pellè la mettono fuori, Bonucci e Darmian si fanno parare da Neuer. Non siamo stati inferiori. L’Italia non cade e Conte, grazie di tutto, lascia un’eredità che arricchirà Ventura. Non è finito un ciclo: si riparte da qui. PAURA GERMANIA E che l’Italia sia tornata tra i grandi si capisce da come la Germania ha paura di noi. Così paura da cambiare per una notte modulo e interpreti che l’hanno portata ai quarti. Löw abiura il 4­-2-­3-­1 per inserire, come s’era inteso alla vigilia, un centrale in più, Höwedes, rinunciando a Draxler. Il sistema è abbastanza indecifrabile una volta in campo: un 3­-4-­3 di partenza nel quale però Özil è libero di fare quello che vuole, arretrando a mezzala sinistra di un 3­-5-­2 in fase difensiva, oppure allargandosi a destra quasi in appoggio a uno dei due attaccanti. Non ci capisce molto l’Italia in quel quarto d’ora, soprattutto Sturaro che dovrebbe inseguirlo, e la Germania ne approfitta per gestire il pallone. Ma niente pericoli seri: non si vedono le solite aggressioni in velocità, i cinque/sei attaccanti quasi in linea, l’area avversaria affollata. Neanche tiri da fuori. La paura è reciproca. EQUILIBRIO Questa situazione tattica e psicologica finisce per dare una mano a Conte, perché in fondo è quello che ci serviva. D’accordo, Boateng e Hummels non sono soli e alti come nel resto del torneo, quindi ci sono meno spazi per ripartire, e soprattutto la differenza di pesi e centimetri si sente quando Giaccherini, Florenzi, lo stesso Eder finiscono in un imbuto di armadi a tripla anta difficili da superare. Ma anche qui l’inghippo si rivela una questione di tempo, perché i tedeschi perdono un po’ concentrazione, le linee si allentano e all’improvviso i piccoletti azzurri trovano le misure, registrati dal solito sontuoso Bonucci e da Pellè che fa sempre schermo su Boateng e tiene palla alta. Peccato che alle sue spalle si crei a lungo un vuoto, una zona in cui perdiamo spesso palla. SE IL NOSTRO GIOCO… In breve: siamo attenti, ordinati, li teniamo molto più lontani di quanto immaginassimo, però non riescono le azioni in velocità, scambi di prima e verticalizzazioni profonde che hanno infilato Belgio e Spagna. Peccato, perché la volta che succede, a fine primo tempo, lancione di Bonucci, Giaccherini che entra a sinistra e Sturaro che colpisce da fuori, soltanto due deviazioni impediscono il gol. Insomma si può fare, la Germania non è impermeabile e, se con il centrale in più ha guadagnato copertura, ha perso in potenza offensiva e automatismi. In più si fa male il povero Khedira dopo un quarto d’ora – Schweinsteiger dà meno profondità – e non c’è il solito Kroos brillante. Niente «sturm und drang» e assalti in massa, niente esterni che fanno le ali. BONUCCI RISPONDE Un equilibrio interessante che salta al 20’ della ripresa, quando per la prima volta viene gestita male la palla a destra e Gomez vi si avventa con velocità sconosciuta, tagliando per Hector che appoggia al centro, con la deviazione di Bonucci che apre a Özil l’autostrada del gol. Sembra durissima adesso, perché non siamo mai stati sotto in una situazione pericolosa (l’Irlanda non lo era), la Germania capisce la difficoltà e aggredisce, e il nostro gioco non è fatto per recuperare. Il miracolo, letteralmente, di Buffon su Gomez, a un metro dal 2­0 e dalla fine, e il cambio di modulo di Conte, 3-­4-­3 con Giaccherini terza punta, sono il segnale invece che l’Italia ha altre armi e sa giocarsi il tutto per tutto. Aiutata da Boateng fino a quel momento eccellente e improvvisamente sul banco dei bocciati: il suo salto in area su Chiellini, con le braccia a farfalle, finisce in rigore che Bonucci batte con precisione chirurgica. Con la Germania depressa l’Italia potrebbe tentare il colpo: Pellè ha la palla del k.o. ma se la fa deviare. L’Italia si muove meglio in attacco. Ma sono supplementari. Nei quali l’Italia con Darmian per De Sciglio, e Insigne per lo stremato Eder, regge e ha l’occasione, sprecata dallo stesso Insigne, del 2­1. Niente. Quindi i rigori e la fine della maledizione per i tedeschi“. Questo quanto riportato dall’edizione odierna de “La Gazzetta dello Sport”.

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Redazione Ilovepalermocalcio