“Se la speranza va veloce, il rischio è che siano i rimpianti ad avere il passo lento di chi un giorno dovesse digerire faticosamente la propria storia. Sarà per questo che, a 39 anni, Gigi Buffon alza l’asticella della gloria sempre più in alto, quasi per trovare stimoli che motivino la permanenza della sua enorme ombra sul calcio italiano. «Continuo perché vorrei vincere la Champions», ha affermato la scorsa settimana il numero uno focalizzandosi sulla Juve. In azzurro, però, c’è altro ancora. Il record assoluto della partecipazione al sesto Mondiale è un traguardo noto. Poi però ce ne sarebbe un altro, apparentemente ancora più complicato: diventare il calciatore con più presenze nella storia di tutte le Nazionali. Al primo posto, al momento, c’è l’egiziano Ahmed Hassan, 42 anni a maggio, ex centrocampista e ora tecnico dei Petrojet. Nell’empireo della storia le sue 184 presenze paiono un Everest quasi impossibile da scalare, ma perché arrendersi? Buffon oggi arriverà a 168 apparizioni in azzurro (quinto di tutti i tempi) e martedì ad Amsterdam sarà già quarto. Così in teoria avrà da giocare 12 partite prima del sospirato Mondiale, poi 3 nella prima fase a gruppi e, se tutto andrà bene, dagli ottavi di finale di Russia 2018 sarebbe il primo di sempre.
MILLE E POI ZIDANE Per farsi venire l’acquolina, comunque, il portiere oggi arriva alla gara numero mille tra Juventus, Parma e Nazionale maggiore. «Mi fa sorridere pensare che Donnarumma e Meret insieme non fanno la mia età, ma è un motivo di orgoglio – dice alla Rai –. Sarà un bel traguardo. A oggi non ci sono partite che mi mancano. Semmai, mi manca qualche post-partita. La gioia che ho vissuto in certi momenti vorrei riviverla insieme ai miei compagni e ai miei allenatori. L’unica cosa di cui sono sicuro è che di partite non ce ne saranno altre mille». E poi innesca un simpatico siparietto tv su Sky ricamando sul «mille e non più mille». «Nostradamus me l’aveva predetto», sta allo scherzo il portiere, anche se in realtà la frase fu scritta originariamente in un vangelo apocrifo e non è stata partorita dell’astrologo francese, vissuto nel XVI secolo. Il capitano però torna serio quando gli si chiede se vuole andare oltre il Mondiale 2018. «Non lo so. Nella mia testa ci sono degli obiettivi, ma poi bisogna vedere come li si raggiungono. Nella vita è possibile vincere, ma se vuoi stravincere spesso ti bruci. Devo leggere bene nel mio intimo e capire quello che assaporerò; nella testa ho molte certezze su quello che accadrà, poi mai dire mai. Un futuro nel calcio? Non ho idee. È gratificante sentire complimenti da parte di ragazzi che conosco e che non conosco. Come spenderò il mio tempo avrò modo per pensarci. Non sono un malinconico che pensa solo al passato, o un figlio di questi tempi che brucia tutto; voglio gustarmi il presente in maniera serena. Quello che sarà più avanti, lo vedremo. Magari la mia ultima gara sarà al Mondiale, magari esco alla Zidane dando una capocciata a qualcuno, ma intanto la cosa importante è esserci».
SPAURACCHI Per farlo, occorre però non fare scherzi contro l’Albania. «C’è grande rispetto e il giusto timore, e non è retorica. L’Albania negli ultimi due anni ha avuto un processo di crescita esponenziale, e lo ha dimostrato all’Europeo. È squadra da temere, anche se siamo consapevoli delle nostre capacità. La crescita azzurra degli ultimi sei mesi mi ha sorpreso. Certo, occorre stare attenti, perché non esistono più le squadre materasso come una volta, ma lo preferisco. Il calcio così è più bello e più competitivo, e le partite sono più gradevoli». Ovvio però che l’Italia abbia voglia di alzare la voce. «Certo, con una coppia come quella formata da Immobile e Belotti possiamo essere lo spauracchio d’Europa».
ANTICIPO PER LA SPAGNA Nel frattempo, Buffon si allinea riguardo l’anticipo del campionato per preparare meglio il match con la Spagna del 2 settembre. «Sono in totale accordo con Ventura. Per quello che dobbiamo giocarci, un piccolo sacrificio rimodulando il calendario potrebbe sicuramente darci una mano, perché ci permetterebbe di essere in condizioni migliori». Dopo tanta speranza, i titoli di coda sono malinconici, visto che trattano di Juve e della inchiesta biglietti che riguarda Agnelli e la dirigenza bianconera. «Non devo aggiungere niente a quanto ha detto il nostro presidente. D’altronde, stando in Nazionale, non so nulla di nuovo». Comprensibile. In fondo nei giorni azzurri è meglio volare alto”. Questo ciò che si legge sull’edizione odierna de “La Gazzetta dello Sport”.