Gazzetta dello Sport: “In fondo alla classifica è rivoluzione Carpi. Bonacini: «Pareggio con il torino la svolta». Novellino…”

“Non dite a Stefano Bonacini che oggi il Carpi sarebbe salvo grazie alla migliore differenza reti sul Palermo (gli scontri diretti sono pari). Non ditegli che non accadeva dal 3 ottobre, dopo la prima storica vittoria in A contro il Toro, perché il signor Gaudì risponderebbe: «Non abbiamo fatto ancora niente, la strada è lunga. Sono nel calcio da 7 anni, non mi era mai capitata una situazione del genere. Di solito lottavamo per vincere un campionato». La partita della svolta: il 2-1 al Frosinone? «No, il pari in casa del Torino, col rigore parato da Belec. Sarebbe stata una sconfitta immeritata, che avrebbe avuto conseguenze terribili sulla classifica e il morale. E invece è stato il segnale della svolta». Cacciare Castori dopo 6 giornate e richiamarlo dopo 5: è stato perso tempo prezioso. «Indietro non si può andare, sono fatalista, inutile pensarci. Ma lui doveva restare, è un uomo azienda, uno di noi». Pentito di aver mandato via un tecnico amatissimo dai tifosi? «Ho fatto un errore, l’importante, ma questo vale nella vita di tutti i giorni, è accorgersi di aver sbagliato. Mi sono fidato di Sogliano, un dirigente esperto, che ha scelto di cambiare dopo un inizio terribile. Ha chiamato Sannino, che conosceva bene, ma non c’è stata la scossa. In generale, Sogliano aveva idee troppo diverse». In che senso? «Sono arrivati e andati via oltre una decina di giocatori (Borriello, Matos, Silva, Spolli, Benussi, Wallace tra gli altri, ndr), che non erano adatti al nostro calcio: pressing, corsa, aggressività, dedizione al lavoro quasi maniacale. Ci possiamo salvare con gli uomini della B: a Verona solo Belec e Cofie non erano con noi l’anno della promozione». Cos’ha detto domenica al suo amico Setti? «Non l’ho visto, ma mi spiace per il Verona: non sono uno che gode delle disgrazie altrui» Toni ha ammesso: non meritiamo di salvarci. «Se lo dice lui, c’è da crederci. Io non posso giudicare, sono un debuttante». Bilancio del primo anno di A? «Stressante per una piccola realtà: abbiamo rinforzato la società, che ha retto l’urto con la categoria. Abbiamo sfidato a testa alta club con bilanci 5­6 volte maggiori del nostro». Il segreto del Carpi è Lasagna che entra e segna? «Deve stare tranquillo e non preoccuparsi se fa panchina. Non siamo abituati a vincere col centravanti che fa 20 gol». Mbakogu sembra in difficoltà. «Sta facendo un campionato dispendioso, ogni volta tiene impegnati 3­4 difensori. Il gioco del Carpi è usurante, richiede grinta e sacrificio». Come sta la squadra? «E’ serena, non ha bisogno di essere caricata. Non ho parlato ai ragazzi in questi giorni, ho seguito l’allenamento di venerdì ma sono rimasto zitto». Prima di Natale ha detto: «Abbiamo un 40-50% di possibilità di farcela». Oggi? «Lo stesso, perché le partite sono di meno». Non sarà una Pasqua di retrocessione, il calendario sembra abbordabile... «Non direi, dopo la sosta c’è subito il derby col Sassuolo». Il Palermo è allo sbando? «Conosco Novellino da quando allenava il Modena. E’ un guerriero, un motivatore. Non diamo per spacciato il Palermo». Promessa in caso di salvezza? «Per carità, siamo abituati a tenere il basso profilo. Niente voti o pellegrinaggi strani»”. Questo quanto si legge sull’edizione odierna de “La Gazzetta dello Sport”.

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Redazione Ilovepalermocalcio