Sgorgare da un mese di nebbia e riscoprirsi grande. È successo al Palermo con la vittoria netta con cui ha spazzato via lo Spezia. Infliggere la prima sconfitta a un avversario che non perdeva da 19 gare e che veleggiava al secondo posto, perso dopo la sconfitta del Barbera, può diventare un propellente fondamentale per cambiare volto alla stagione.
Come analizza Fabrizio Vitale su “La Gazzetta dello Sport” in edicola oggi, il Palermo, a differenza delle prime giornate, ha un gioco che convince, anche se pecca ancora in fase di finalizzazione. Però è la base necessaria per arrivare al successo. Un processo che Dionisi aveva iniziato in ritiro ma che poi aveva smarrito strada facendo, costretto dalla necessità di fare risultato. Prima i rosanero erano spietati in trasferta, ma claudicanti in casa. Le sole due vittorie interne, con quella di domenica, parlano chiaro. Le avvisaglie di un cambiamento si erano già viste con la Sampdoria, per quanto fosse arrivato solo un pareggio. Con lo Spezia la metamorfosi è stata più evidente, con la speranza che i progressi non si fermino qui.
Le mosse. Il tecnico per arrivare al suo concetto di calcio vincente è dovuto passare da alcuni tentativi. Soprattutto ha dovuto capire come poter fare coesistere tutto il bagaglio qualitativo che gli mette a disposizione l’organico senza creare scompensi. Il riferimento di Fabrizio Vitale è a Ranocchia e Verre che per motivi diversi non erano riusciti a figurare nello stesso undici iniziale. Prima ha dovuto aspettare che Verre entrasse nella condizione migliore dopo qualche infortunio, poi trovare una collocazione definitiva a Ranocchia, prima impiegato come mezzala, poi lasciato in panchina e infine reinventato regista, con l’ex Sampdoria libero di dedicarsi alla manovra offensiva. Così il 4-3-3 è diventato più fluido e più imprevedibile per gli avversari.
Il trascinatore. Adesso manca solo un trascinatore che in attacco traduca tutto questo in gol. Quello degli ultimi due anni, Brunori, è sempre più relegato in panchina, sembra, ad etta dell’allenatore, perché non si allena come dovrebbe. Senza di lui il piatto piange e chi dovrebbe sostituirlo, da Henry a Le Douaron, sta facendo molta fatica. Insigne, finora, ha tamponato con quattro gol all’assenza di un vero e proprio bomber, il resto lo hanno fatto gli sporadici marcatori di giornata, l’ultimo dei quali Baniya, già a quota due. Chi sta provando a calarsi nel ruolo del leader è Segre che, nel frattempo, ha ereditato la fascia da Brunori e lavora per la squadra. L’unico tassello mancante per il definitivo salto di qualità è qualcuno che inizi a segnare con una certa regolarità.